Frantz – Recensione – Venezia 73
Delicato, sospeso in un’atmosfera che ricorda i film del Cinema anni ’20 o ’30, Frantz la nuova pellicola in bianco e nero del regista francese Francois Ozon, sbarca oggi alla Mostra del Cinema di Venezia, regalando, nella sua semplicità, un’ottima prova di regia, racchiudendo i protagonisti in una trama non complessa e per questo intimista.
Il film è ambientato dopo la fine della prima guerra mondiale, siamo nel 1919, in una cittadina della Germania, Anna (Paula Beer) si reca tutti i giorni alla tomba del fidanzato, caduto al fronte in Francia. Un giorno però, giunge al sepolcro anche un ragazzo francese, Adrien (Pierre Niney) che porta fiori sulla stessa tomba, quella dell’amico tedesco, compagno nei momenti più tristi. L’incontro tra Anna e Adrien scuote le loro vite, ma insieme cercheranno di ripartire.
La ricerca di normalità dopo un conflitto mondiale combattuto in trincea da giovani soldati, la speranza di un ritorno in salvezza da parte delle fidanzate che attendono a casa i loro amati e la volontà di ricominciare, lì dove questa speranza è ormai perduta, su questo si struttura Frantz.
La triste Anna e il malinconico Adrien si incontrano, il destino che aveva unito Frantz e Adrien, congiunge ora anche i due. Il passato rivive nel loro conoscersi e a poco a poco, Adrien per Anna, il soldato francese nemico fino a pochi mesi prima, inizia ad essere il perfetto sostituto del fidanzato.
Frantz e Adrien sembrano somigliarsi, avere gli stessi interessi e forse è proprio questo che spinge Anna ad avvicinarsi a lui. Per poter andare avanti, costruirsi un futuro, una famiglia, Anna è pronta ad andare sopra tutto, in particolare, al concetto di inimicizia.
Anna ed Adrien simboleggiano tutti coloro che cercano di recuperare un po’ di serenità lì dove possibile: chi è sopravvissuto può ancora vedere un futuro davanti a sé. Il nuovo Adamo e la nuova Eva, rinascono e tentano di creare il loro nuovo Eden, con un’ombra di peccato sullo sfondo: bugie e seduzione in primis.
Frantz è un nome comune, popolare, il film, più in generale, è una dedica alla fine della guerra, che dimostra come dubbi e paure si risollevino, costringendo ognuno, soprattutto i più giovani, a fare i conti con il passato, il presente è il futuro.
Dal punto di vista tecnico, girato quasi interamente in bianco e nero, Frantz è apprezzabile soprattutto per la sua delicata e compassionevole idea di aver contrapposto passato e presente, colori e assenza di essi che delimitano i due, così come i momenti gioiosi e colorati alla nera disperazione e tristezza.
Intimo, elegante e con due protagonisti chimicamente ben amalgamati, anche se spicca maggiormente Paula Beer, Frantz si rivela una piacevole sorpresa in Concorso a questa 73esima Mostra del Cinema, con una sceneggiatura semplice ma efficace, in grado anche di emozionare.
Alice Bianco