Fuga di Cervelli – Recensione
Remake italiano dello spagnolo “Fuga de cerebros” del 2009 diretto da Fernando González Molina, “Fuga di cervelli” è una commedia tutta italiana senza una vera identità e che si spinge troppe volte nel demenziale.
Emilio è innamorato di Nadia fin da quando era piccolo, ma non ha mai avuto coraggio di confessargli il suo amore. Il suo sentimento lo ha fatto addirittura iscrivere alla sua stessa facoltà e un giorno, prendendo coraggio, le si avvicina, ma prima che possa confessargli il suo amore, Nadia gli rivela che sta per trasferirsi in Inghilterra dove ha vinto una borsa di studio per Oxford. La disperazione di Emilio durerà ben poco perché con i suoi amici si imbarcherà in un viaggio oltre manica per conquistare il cuore della ragazza.
Cavalcando l’onda del successo di Colorado, Paolo Ruffini probabilmente pensava di sfornare una pellicola degna delle gag comiche targate Italia 1. Ma “Fuga di cervelli” è tutt’altro che un prodotto di qualità, dove si sente più volte la mancanza di mani esperte dietro la cinepresa.
La pellicola è un’accozzaglia di battute scontate, troppo sceme per far ridere, con una sceneggiatura completamente senza idee, senza quel quid in più che ha permesso a moltissime commedie italiane di trovare il favore di pubblico e critica.
“Fuga di cervelli” si basa completamente sul talento comico dei protagonisti che, ancora troppo inesperti per poter reggere un film intero, non riescono a fornire al film una struttura solida che lo possa, in qualche modo, salvare.
Ovviamente il film poi si rifà, omaggiandoli ai college movie all’americana: dal più classico Porky’s, fino al più recente American Pie. In più ci si diverte a citare dei capolavori del cinema, pensando di riuscire a divertire lo spettatore, ma inutilmente.
Il problema principale con il debutto alla regia di Ruffini è che non si ride, le situazioni “comiche” sono quasi imbarazzanti e per lo più a sfondo sessuale, come se si potesse far ridere solamente puntando sempre e continuamente su questa tematica.
Non riuscendo nemmeno a sfruttare gli elementi che hanno fatto la fortuna di un certo genere cinematografico soprattutto negli States, “Fuga di cervelli” è un’opera ambiziosa che nella sua demenzialità cerca di far arrivare il messaggio buonista dell’amicizia, che però perde di significato davanti ad una sceneggiatura vuota e senza identità.
Sara Prian