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G.I. Joe – La vendetta – Recensione

A quattro anni da “G.I. Joe – La nascita dei Cobra”, scendono nuovamente in campo le incarnazioni dei popolari giocattoli Hasbro. Si comincia dalle premesse del precedente finale. I diabolici Cobra hanno segretamente assunto il controllo della Casa Bianca, sequestrando il presidente degli Stati Uniti e sostituendolo con un impostore a lui identico. Quest’ultimo ordina un violento attacco contro i G.I. Joe, decimandoli, per poi dichiararli fuori legge con un’ingiusta accusa di tradimento. Spetta ai tre membri della squadra sopravvissuti il compito di sventare il piano per la conquista della Terra ordito dai loro mortali nemici.  Il numero 1 pativa letteralmente la regia di Stephen Sommers, il quale ci aveva propinato la sua abituale accozzaglia di agitazione ed effetti speciali senza tregua e senz’anima. Il passaggio di consegne a Jon Chu, responsabile della saga musical-danzante di “Step Up”, ha portato salutari variazioni nella forma e nello stile. Intendiamoci, si tratta pur sempre di un cinema saldamente muscolare, in cui viene data precedenza allo spettacolo roboante dell’azione. E certi eccessi, nella lunghezza e nella frenesia di alcune scene, lo rendono poco adatto ai non fan del genere. E’però una boccata d’ossigeno constatare che gli ingredienti gettati nel calderone pirotecnico sono stati finalmente mescolati con un minimo di logica e di gusto. C’è più sincerità e calore nella caratterizzazione dei personaggi, con relativo giovamento al carisma sprigionato dagli attori coinvolti. Basti citare lo Storm Shadow di Byung-Hun Lee, ora personaggio a tutto tondo degno di figurare nel suo curriculum (altro che la rigida ed abbozzata figura vista nel film di Sommers!), o l’incisiva prestazione di Jonathan Pryce nel doppio ruolo del presidente e della sua replica ostile. Tra le new entry si impone la simpatia di Dwayne Johnson, sempre a suo agio nei panni del duro combattente dal cuore d’oro, mentre il buon Bruce Willis non ha molto da fare nonostante la posizione di rilievo occupata nella locandina. Si moltiplicano inoltre le battute di dialogo e le parentesi umoristiche, stavolta vero valore aggiunto allo spasso della visione e non toppe malamente cucite sul nulla (sempre lo stile Sommers di cui sopra). Non a caso le frasi da antologia dell’action sono più di una, serie o ironiche che siano. A proposito di serietà, attenzione alla pur divertente sequenza dell’incontro con i capi delle potenze straniere, perché gli agganci all’attualità sono inquietanti. Intrattenimento leggero ma non superficiale, dunque, e in ogni caso assolutamente per famiglie. Unica controindicazione per bambini e adulti: un atroce 3D con effetto mal di mare incorporato. Non è proprio possibile limitare gli occhiali stereoscopici alle attrazioni di luna park e affini?

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