Gambit – Recensione
I brillanti fratelli Coen tornano al cinema come sceneggiatori di “Gambit”, frizzante commedia diretta da Michael Hoffman e interpretata da un ironico Colin Firth, un altero Alan Rickman e una biondissima ed energica Cameron Diaz.
Remake dell’omonimo film degli anni ’60, “Gambit” racconta una truffa messa in atto dal critico d’arte Harry Deane (Colin Firth), vessato dagli insulti e dalle prepotenze del suo capo, il ricco Lionel Shabandar (Alan Rickman). Quest’ultimo è un cafone dedito al nudismo, che, pur collezionando preziosi quadri impressionisti non sa distinguere un’opera d’arte autentica da un falso. Complici di Harry, il suo amico, ex Maggiore dell’esercito britannico, che si diletta a dipingere falsi di grandi pittori, e la bionda texana tutto pepe (Camerona Diaz), regina di rodei, che si spaccia proprietaria di un quadro di Monet andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale per ingannare Shabandar e guadagnare una grossa somma di denaro.
Londra si fa scenario di una sceneggiatura divertente data dallo scontro dei diversi personaggi. Colin Firth veste perfettamente i panni comici presentandosi nel tipico stile british di uomo contenuto, preciso e raffinato, immagine che non regge, viste le situazioni assurde e inaspettate di cui il suo personaggio è reso protagonista in modo esilarante. Il suo essere dimesso, imbranato e timido e il desiderio di rivalsa verso il prepotente capo conquista subito il pubblico, umanamente dalla sua parte. A sottolineare la sua goffaggine, la bella di turno, Cameron Diaz, seducente e dal fisico mozzafiato, proveniente dalla più rude realtà texana. Alan Rickman, abbandonate le vesti di Piton in “Harry Potter”, continua a regalarci impeccabili performance in questo caso nel ruolo dell’uomo più ricco e potente di Londra che con poche, ma incisive, parole, smorfie di disgusto e disapprovazione e tendenze insolite, come il nudismo, incarna perfettamente il cattivo della situazione, meritatamente odiato. Seppur in brevi ruoli, sempre grande l’interpretazione di Stanley Tucci che vediamo nel ruolo del critico d’arte tedesco, che alla fine si rivela un cialtrone.
I fratelli Coen non sono mai banali. Il loro genio, che all’occorrenza si manifesta in diverse forme, si mostra in “Gambit” in uno humour efficacemente ironico che strappa al pubblico scroscianti risate. Tra le scene più divertenti, Colin Firth che gira in mutande in uno degli alberghi più costosi di Londra e il suo animoso dialogo a doppio senso con Cameron Diaz alla reception.
Un film scorrevole, brioso e colmo di una gradita ventata di divertentissima comicità.
Elisa Cuozzo