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Giuliano Montaldo – Quattro volte vent’anni – Recensione

Prospettive Italia – Fuori Concorso

Dopo l’esordio alla regia nel 2009 con il film di montaggio Hollywood sul Tevere, presentato in anteprima mondiale nella sezione Controcampo Italiano della Mostra del Cinema di Venezia, il critico cinematografico Marco Spagnoli ha firmato diverse pellicole documentarie riscuotendo un notevole successo di critica e pubblico. Torna al Festival Internazionale del Film di Roma, dopo aver presentato l’anno precedente Giovanna Cau – Diversamente giovane, e ci regala un altro documentario che è il ritratto appassionante ed appassionato di uno dei registi più interessanti del nostro cinema: Giuliano Montaldo.

Il film si dipana attraverso un percorso intenso e fortemente ironico tra i ricordi del regista, a partire dagli esordi come attore nei film di Carlo Lizzani, agli anni della dolce vita dove rifiutò per ben due volte di fare da aiuto regista a Federico Fellini, al suo rapporto di amicizia, prima ancora che lavorativo, con i vari, fra gli altri, Pontecorvo, Monicelli, Zavattini, Flaiano e Scola, per poi entrare con delicatezza e premura nel suo privato, a cominciare dal primo incontro con la compagna di una vita Vera Pescarolo. Una vita straordinaria ricca di successi e incontri meravigliosi (da Salvador Allende alla cantante Joan Baez), narrata con spirito ed intelligenza, eleganza e sobrietà d’altri tempi, da un maestro che ha contribuito in maniera evidente alla grandezza del cinema italiano.

Marco Spagnoli entra in punta di piedi nei suoi racconti e, fra le innumerevoli sequenze girate da inserire, sceglie con cura fra gli aneddoti di Montaldo (curiosi e spassosissimi, fra gli altri, quelli che riguardano Sergio Leone), ponendo un doveroso riguardo e dimostrando di non voler appositamente sovrastare, con la regia, rispetto al protagonista del suo film.

Serena Guidoni

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