Grandi speranze – Recensione
Come accade spesso la trasposizione di un grande classico della letteratura al cinema, non sempre è garanzia di successo e realizzazione del prodotto. Uno di questi casi è Grandi speranze per la regia di Mike Newell, che ha preso il capolavoro di formazione di Dickens e l’ha banalmente privato di emozioni, un film frettoloso che non riesce ad emozionare lo spettatore.
Anche se fedelmente riproposta la storia, nota ai più, dovrebbe essere quella di un grande amore e di grandi speranze, appunto, di illusioni e disincanti, ma i personaggi non vengono approfonditi, e risultano superficiali. Pip, un ragazzo povero che ha grandi aspirazioni, si ritrova improvvisamente ricco e padrone di poter godere della vita di un gentiluomo, ma il suo personaggio risulta essere viziato e sregolato, un po’ come la bella Estella, ragazzina cresciuta all’ombra della matrigna, Helena Boham Carter, all’apparenza priva di sentimenti e spietata. Se pensiamo che neanche la parte di Ralph Finnes ha trovato giustizia, forse qualche colpa è da ricercare nella sceneggiatura di David Nicholls, che ha preferito tagliuzzare qua e la per rendere tutto più fluido. La pellicola sopravvive alle due ore di proiezione, probabilmente per il grande capolavoro che è il libro da cui è tratta, e per le fedeli ambientazioni di una Londra caotica e fangosa di un tempo. Non c’è che dire, il 2013 si prepara ad essere l’anno dei grandi capolavori tratti da libri, si aspettano con ansia molte altre pellicole trasposizioni di classici senza tempo, Grandi speranze aveva l’intento di celebrare il duecentesimo anniversario dalla nascita di Dickens, quantomeno, auguri!
Sonia Serafini