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Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick – Recensione

I classici della letteratura ritornano a popolare il grande schermo e grazie al regista Ron Howard, il 2015 vede anche il capolavoro di tutti i tempi, Moby Dick di Herman Melville, riaffiorare in superficie, raccontando, con delle immagini spettacolari, la tragica avventura del capitano Polard e del suo equipaggio.  

Era l’inverno del 1820 e la baleniera del New England “Essex”, comandata dal capitano (Benjamin Walker), in contrasto con il primo ufficiale Chase (Chris Hemsworth), viene attaccata da una balena dalle dimensioni mai viste. Pochi marinai riescono a salvarsi, tra di loro Thomas Nickerson (Tom Holland), che all’epoca era poco più di un bambino. Trent’anni dopo, con un’iniziale riluttanza, accetta di raccontare l’esperienza proprio allo scrittore Herman Melville.

Il narratore onnisciente e chi l’avventura l’ha vissuta in prima persona, da qui ha origine la pellicola diretta da Ron Howard, che, tratta dal romanzo Il cuore dell’Oceano – Il naufragio della baleniera Essex, fa solcare allo spettatore gli epici mari della leggendaria epopea.

Pochi all’epoca, compreso Melville, sapevano che la tragedia acquatica era realmente accaduta. Il famoso scrittore e in seguito altri letterati e registi hanno trasposto i fatti mostrando con descrizioni ed immagini ricche di fascino e paura, la lotta dell’uomo contro se stesso, contro la natura e contro il suo stesso genere.

La prima parte della pellicola affronta però tutto ciò da un punto di vista più superficiale, dirigendosi alla meta dell’entertainment, con frenesia e con scene spettacolari, la seconda parte, il naufragio e la lotta per la sopravvivenza navigano invece in un mare molto più calmo, crudele, forte, ma allo stesso tempo riflessivo.

Ciò non serve però a considerare la sceneggiatura di Charles Leavitt, come un capolavoro. Con Heart of the Sea lo sceneggiatore ha infatti chiaramente peccato di poca originalità, raccontando la storia senza imprimerle profondità, rischiando quasi di far affondare la pellicola.

A salvarla, tutto ciò che è immagine, effetti speciali e recitazione convinta. Nonostante infatti il film affronti temi importanti come l’importanza di mantenere vivo il senso di umanità e dell’affrontare gli ostacoli della vita con coraggio, questi sembrano passare in secondo piano rispetto alla fattura del prodotto finale, un divertissment ricco di suspense e scene mozzafiato.

Fotografia emozionante, un cast affiatato e una regia che indugia con perfetto equilibrio soffermandosi sui particolari senza però insistere troppo, sono i veri elementi del successo del film, che sembra però non riuscire ad esprimersi pienamente, intrappolato a metà fra il bisogno di narrare la realtà, ma l’asservimento al puro cinema di finzione.

Alice Bianco

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