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Ho Ucciso Napoleone – Recensione

La nuova corrente del cinema italiano viva e pulsante ha in Giorgia Farina uno dei sui esponenti migliori. Cresciuta a pane e cinema americano, almeno da quello che si percepisce dalla fattura delle sue riprese, dopo averci convinto pienamente con Amiche da Morire, era davvero difficile ripetersi. Eppure con Ho ucciso Napoleone, la regista fa addirittura un passo in più; ci regala un pulp movie ricco di cinismo che guarda con ammirazione il cinema Tarantiniano, dandone però la sua versione.

Il tutto anche grazie ad una Micaela Ramazzotti in stato di grazia, calata completamente nel personaggio di Anita, la cui vita cambia in 24 ore quando scopre di essere incinta di un uomo sposato che è, oltretutto, anche il suo capo. La bimba arriverà presto e la donna dovrà capire come cambiare la sua vita, ma anche attuare la sua vendetta su un licenziamento del tutto inaspettato.

Giorgia Farina costruisce anche dal punto di vista del look, la sua Anita come una sorta di androide che ricorda moltissimo la Rachael di Blade Runner. Ogni dettaglio, ogni costruzione di scena e ogni inedito punto di vista nel nostro cinema, non è mai lasciato al caso e permette di creare una struttura narrativa, tanto quanto una messa in quadro e scena, solida, semplice, ma allo stesso tempo accattivante e sofisticata.

La regista anche in questa sua seconda opera conferma una particolare attenzione per il girl power e l’universo femminile in generale, stavolta ancora più marcato che in Amiche da Morire, offrendoci una controparte maschile meschina, poco romantica. Il tutto attraverso uno sguardo cinico e sarcastico, quasi cattivo, verso il mondo degli affetti e della famiglia.

Certo così Farina crea dei personaggi per i quali è difficile prendere le parti. Un effetto quasi straniante che però risulta efficace per tratteggiare il desolante panorama dell’essere umano, ponendosi in antitesi con le ultime commedie all’italiana viste negli scorsi mesi al cinema, dove un’ aggregazione tra persone, tra uomo e donna, era ancora possibile. Una visione coraggiosa e sicuramente originale quella della regista che, per raccontarcela, ci mette tutto l’humor nero pungente tanto quanto brillante di cui è capace.

L’irriverenza che tanto ci era piaciuta in Amiche da morire, trova in Ho ucciso Napoleone la sua maturità con tempi comici quasi perfetti e un’analisi della società che lascia lo spettatore a riflettere su tematiche più importanti. Energetico.

Sara Prian

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