I Bambini Sanno – Recensione
“Gli adulti da soli non capiscono niente, ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto”.
Da questo concetto parte il documentario di Walter Veltroni, I bambini sanno, che si propone di mettere i più piccoli davanti a questioni complesse, da adulti, perché nel loro pensiero, dietro a quella purezza primordiale, potrebbe nascondersi la verità del mondo e dell’esistenza.
Il problema è che si nota in moltissimi passaggi del film che questi bambini hanno già il pensiero contaminato dalle idee dei loro genitori, dalle idee degli adulti che, volenti o nolenti, sentono. Veltroni, in questa maniera, non riesce a dare quel taglio puro, sincero, senza preconcetti che si proponeva all’inizio, donandoci una serie di quadretti di ragazzini con le idee di altri fatte proprie, che riesce a conquistare il cuore di chi è facile da conquistare.
I bambini sanno ha nella ripetitività la sua chiave narrativa, una ripetitività che stanca annoia e che sembra essere presa, più che dal cinema di genere, dai talk show televisivi. Questo però non toglie che l’idea di base buona c’era, perché il regista mette in primo piano i bambini con una storia originale alle spalle, interessante, quei bambini “fantasma” su cui nessuno poserebbe mai gli occhi o porgerebbe un microfono. Sono proprio questi racconti di background la cosa meglio riuscita del documentario.
Queste vicende regalerebbero uno spaccato della società davvero potente, forte, a tratti persino commovente, che metterebbero in risalto quanto la famiglia tipo, che tanto viene predicata, sia solo una fetta della vera realtà italiana.
Purtroppo però tutto questo rimane sullo sfondo, diventa solo una piccola parte di un film che invece si incastra negli stereotipi dividendosi in capitoli come “Amore”, “Famiglia” ecc. in una forzata messa in scena che vuole provocare allo spettatore meno pretenzioso il moto di tenerezza.
Sara Prian