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Il 7 e l’8 – Recensione

Quando due comici di “Zelig” sbarcano dalla televisione al cinema, il risultato è esplosivo. Nel 1975 all’ospedale di Palermo, due culle vengono scambiate per errore. Trent’anni dopo, i due neonati sono cresciuti: Tommaso, delinquentello, ladruncolo e truffatore, e Daniele, studente fuori corso alla facoltà di giurisprudenza, bravo ragazzo con tanto di fidanzata. Il destino li fa incontrare e quando apprendono la verità sulla loro nascita, inizia una serie di equivoci e colpi di scena a non finire.
Per i comici trasportare le gag nate per il piccolo schermo al grande schermo è un affare difficile. È dura staccarsi da quella battute che nascono con un monologo, e si concludono con un botta e risposta, ma Ficarra & Picone riescono in questo difficile intento, creando un film divertente, piacevole e scorrevole nel vederlo.
Dopo l’esperimento con “Nati Stanchi”, primo vero film risalente al 2002, con “Il 7 e l’8”, il duo comico si mette dietro la macchina da presa. A differenza del primo film, che non brillò certamente al botteghino, questo film presenta una maturazione del duo comico, capace di adattarsi a tutti: dal demenziale, alla commedia, tutto giocato sul filo dell’ironia per presentare anche temi delicati.
Oltre a Ficarra & Picone (all’anagrafe Salvatore Ficarra e Valentino Picone), nel cast: Eleonora Abbagnato nel ruolo della presunta sorella di Tommaso, Barbara Tabita nel ruolo di Marcella, fidanzata di Daniele, Remo Girone interpreta invece il “terzo padre” dei due protagonisti.
Una comicità travolgente, che ricorda forse quella di Franco & Ciccio, con una trama neanche tanto semplice. Quello che più sorprende è che i due riescono a creare un film con assenze di volgarità (al confronto con la maggior parte dei film italiani degli ultimi anni) che riesce sul serio proprio per questo a far ridere.

Verdiana Paolucci

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