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Il Caso Kerenes – Recensione

Arriva sugli schermi, contrastando il fenomeno blockbuster, il film rumeno vincitore dell’Orso d’Oro al 63° Festival di Berlino: Il caso Kerenes.
Il dramma è incentrato sul rapporto madre-figlio, più precisamente fra Cornelia Kerenes (Luminita Gheorghiu) e il figlio, ormai adulto, Barbu (Bogdan Dumitrache). È la madre a tenere in piedi la famiglia ed è sempre la donna a salvare “il suo bambino” dopo che una sera, correndo a velocità in auto, egli investe un ragazzino.
Accorrono al commissariato di polizia la madre e la moglie di lui. Dopo essere stata accertata la morte del bambino, Cornelia inizia a difendere Barbu con le unghie e con i denti, dovendo combattere con il brutto caratteraccio di lui, bisognoso di essere difeso, ma desideroso di allontanarsi da lei.

Conosciuto anche con il titolo Child’s Pose, il film ruota proprio intorno alla figura del figlio e di conseguenza della madre. I figli sono lo stesso Barbu ed il ragazzino che viene ucciso, mentre la madre è rappresentata da Cornelia, ma anche dalla moglie dell’uomo, che lo diventa indirettamente sposandolo e decidendo di stagli accanto.

Oltre ad essere una madre protettiva, Cornelia Kerenes  appare anche come una donna di potere, che riesce ad imporsi su tutti, a decidere per gli altri e per questo, o meglio, a causa di questo, vive in un eterna solitudine, più interiore che esteriore. Conduce infatti una vita mondana, ma di amici veri non ne ha, solo tantissime conoscenze.

L’esteriorità e la freddezza della vita della donna, contrastano con il tumulto interiore e la frenesia  del figlio. Il loro rapporto é sempre in bilico, lei, riprendendo la canzone di Gianna Nannini, lo vede come una meravigliosa creatura, lui invece, come un bastone fra le ruote.

La solitudine e il deprimersi è ciò che affligge maggiormente la donna, per questo, essendo il figlio l’unica cosa importante nella sua vita, lo tratta come se fosse un oggetto, una proprietà e per “salvarlo” da qualsiasi situazione, proprio come se fosse ancora un bambino, lo difende da tutto e tutti.  È proprio la difesa dell’uomo, ciò che spinge la madre a compiere atti immorali, come il comprare il perdono della famiglia colpita dalla morte del bambino e il chiedere favori alle autorità, il tutto mostrando così come il denaro sia fondamentale e come la società borghese rumena sia basata sulla corruzione.

Un film come Il caso Kerenes fa riflettere e con sguardo preciso ed asciutto del regista Calin Peter Netzer, si concentra su un tema universalmente noto e sempre molto discusso. Sebbene sia difficile riuscire ad entrare in sintonia con i due protagonisti e con il contesto in cui si trovano, è impossibile non rimanerne colpiti, innanzitutto per la bravura degli interpreti, ma soprattutto per la capacità di stupire negli ultimi minuti, quando il vero rapporto genitore-figlio prende il sopravvento.

Una pellicola quindi, che nella struggente fine ha il suo culmine, mantenendosi sempre in un buon livello e ritmo: un contributo esistenziale in chiave grottesca, ma coinvolgente.

Alice Bianco

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