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Il caso Spotlight – Recensione (2)

Ogni appassionato delle illustri e grandi pagine di quel filone noto come ‘cinema di giornalismo investigativo’, non potrà non accogliere positivamente la trasposizione sul grande schermo di quell’impresa, che non esitiamo a definire eroica, di un gruppo di cronisti del “Boston Globe” che nel 2002 sconvolse la città americana con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica, da parte della Chiesa Cattolica, degli abusi sessuali commessi su minori da oltre ottanta sacerdoti locali.
L’inchiesta, portata avanti da un team di giornalisti investigativi chiamato ‘Spotlight’, si meritò il Premio Pulitzer.
L’idea di aprire la delicatissima indagine viene al neodirettore del Boston Globe Marty Baron (Liev Schreiber) appena giunto da Miami nell’estate del 2001. Mosso dal desiderio di far tornare il giornale in prima linea su temi scottanti, Baron incarica il team denominato ‘Spotlight’ di indagare sulla notizia di cronaca riguardante un prete accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Pienamente consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro l’istituzione della Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore Walter “Robby” Robinson (Michael Keaton), i cronisti Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Michael Rezendes (Mark Ruffalo) e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll (Brian d’Arcy James) cominciano a indagare sul caso. Dai colloqui con l’avvocato delle vittime Mitchell Garabedian (Stanley Tucci) e con alcuni adulti molestati da piccoli, emerge con chiarezza il sistematico insabbiamento dei casi di abuso. Non solo, man mano che l’inchiesta prosegue viene fuori che il fenomeno non si limita alla città di Boston ma è molto più esteso di quanto si pensasse.

Il termine ‘Spotlight’ sta ad indicare ‘la luce della ribalta’, altrimenti detta ‘luce di proscenio’, ebbene, quello che il coraggioso team di giornalisti bostoniani, denominato “Spotlight”, portò alla luce nel suo dossier pubblicato nel 2002 fu uno scandalo senza precedenti che coinvolse la Chiesa cattolica in più di duecento città del mondo. Un gruppo di cronisti che sfida una delle istituzioni più potenti, mesi di ricerche piene di dubbi, tra rivelazioni e silenzi, prima della pubblicazione di una storica prima pagina piena di aperte accuse verso la Chiesa, rea di aver coperto (con trasferimenti in altre parrocchie o sospensioni per malattie) i preti colpevoli di infami azioni.
Diretto da Tom McCarthy, Il caso Spotlight è cinematograficamente figlio del ‘cult’ Tutti gli uomini del Presidente interpretato dalla coppia Hoffman-Redford nei panni dei cronisti Woodward e Bernstein. Il film uscì nel 1976 e fruttò una statuetta a Jason Robards che interpretava il direttore del “Washington Post” Ben Bradlee, padre del Ben Bradlee jr. (a cui offre il volto il veterano John Slattery) che ne Il caso Spotlight è il vicedirettore del “Boston Globe”. Coincidenze non casuali per un film importante e coraggioso.
Il merito più eclatante della pellicola di McCarthy è quello di rendere omaggio all’importanza e alla necessità del giornalismo investigativo in una fase storica in cui sono in molti a pensare che questo tipo di giornalismo “in forma lunga” debba essere abbandonato nell’epoca delle notizie a ciclo continuo del sensazionalismo di internet. I problemi di bilancio manifestati da molte testate per giustificare l’allontanamento di tanti professionisti di lunga data hanno fatto si che inchieste di questo genere non potessero essere più supportate dalle opportune risorse economiche e professionali.
Come ha sottolineato il vero giornalista Walter Robinson che ha accompagnato Micheal Keaton nella presentazione romana del film, “negli Stati Uniti il giornalismo investigativo è come un malato terminale. Internet toglie ai giornali i soldi che servirebbero a fare un grande giornalismo d’inchiesta, e tanti posti di lavoro sono andati perduti” e ancora “il giornalismo d’inchiesta che viene tagliato è quello che i lettori vogliono di più. I lettori vogliono che continuiamo a confrontarci col potere e fargli domande, a metterlo alle corde di fronte alle sue responsabilità, e se non lo facciamo la democrazia muore”.
Il caso Spotlight è un ottimo esempio di cinema sul giornalismo e su come questo mestiere andrebbe onorato. Il rispetto per il lettore che va dimostrato con una corretta informazione è tradotto in un racconto cinematografico lineare, forte di una scrittura precisa ed equilibrata, priva di inutili orpelli.
L’altro importante punto di forza del film di McCarthy è la delicatezza con cui viene trattato il tema controverso dello scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica e delle sue pericolose derive, prima fra tutte quella della perdita di fiducia nell’istituzione da parte delle vittime e dei loro familiari.
Ad aggiungere prestigio ad un ottimo copione (scritto dal regista insieme a Josh Singer) e a una regia accurata è un cast di altissimo livello capitanato da un Michael Keaton che sta vivendo una sorprendente seconda giovinezza artistica, affiancato da una squadra interpreti perfettamente in parte come Mark Ruffalo, Liev Screiber, Rachel McAdams.
Privo di qualsiasi tentazione di sensazionalismo, nonostante il tema trattato, Il caso Spotlight contiene un messaggio urgente che ci auguriamo possa impattare sia all’interno del mondo del giornalismo, sia sul vasto pubblico dei lettori o più in generale dei fruitori delle notizie.
Elegantemente lontano dal pericolo di cadere in facili toni accusatori o sbrigativamente anticlericali, il film accusa con decisione e fermezza senza però mettersi dalla parte di chi punta il dito sulla Chiesa tout court (nel 2002 il team ‘Spotlight’ pubblicò circa 600 articoli che documentavano abusi sessuali commessi da 87 sacerdoti nella sola diocesi di Boston).
I silenzi che da più parti coprirono i misfatti, non solo da parte dalla Chiesa ma anche da gran parte della società laica e del mondo dell’informazione (quella storia esisteva da anni e le segnalazioni erano state fatte), fanno ancora più rabbrividire se avvicinati ai numeri globali emersi negli anni dell’inchiesta di ‘Spotlight’: sono stati infatti documentati e denunciati casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti in 105 città americane e in 102 diocesi in tutto il mondo.
Il caso Spotlight è un grande esempio di ciò che il cinema può ancora fare: coniugare il sobrio racconto di una storia (in questo caso di una brutta pagina di storia vera) con l’emozione (che a tratti si fa commozione) di una ricerca di verità ricreata senza artifici.

Elena Bartoni
 

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