Il Cavaliere oscuro – Il ritorno – Recensione
Ogni storia ha una fine. Ogni eroe ha il suo vissuto, la sua apoteosi, la sua catarsi finale. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, racchiude entrambe le sfaccettature, il genio e la follia, il bene e il male di uno dei più grandi e più amati supereroi creati, Batman e l’uomo, Bruce Wayne.
L’epica conclusione della trilogia dell’uomo in maschera, del regista Christopher Nolan, giunge alla fine dopo sette anni. Rassegnatevi, se potete e, andate a rendere omaggio a Bruce Wayne e il suo alter ego.
Gotham City, otto anni dopo il disastroso, doloroso ed epico scontro con l’ultimo dei criminali rimasti, Joker. Otto anni dopo la morte di uno degli uomini divenuto il simbolo fittizio di una città che ne aveva un disperato bisogno, Harvey Dent, anni in cui la criminalità ha lasciato spazio alla tranquillità, alla serenità, una Gotham City diversa, pacifica. Una città da vivere in libertà, fra un cocktail e una ricorrenza, per molti ma, non per tutti, non per Bruce Wayne, che vive isolato nell’ala est della sua residenza (si, fa molto Bella e la Bestia lo ammetto), a crogiolarsi sul suo passato e soffrire per ciò che è accaduto.
Nolan inizia così, presentandoci la struttura del film e tutti i suoi componenti, facciamo subito la conoscenza di Selina (Catwoman), dell’agente Blake, e di Bane, (degno antagonista), riscopriamo la città, e tutta la sua fittizia serenità.
Non era facile collegare tutti i punti di raccordo di una storia così complicata e articolata, e da questo deriva il fatto che la prima parte del film risulti essere lenta, o meglio macchinosa, ma bisogna portare pazienza, dare fiducia e credito ad uno dei registi più in gamba e talentuoso di Hollywood, che insieme al fratello Jonathan, ri-scrive la storia di un ritorno, quello dell’uomo con la maschera, e della necessità insita in ognuno di noi di voler credere che lui esista davvero e ci salverà, prima di tutti da noi stessi.
C’è un’analisi profonda dietro ogni personaggio, l’emancipazione, il riscatto, la paura, il confronto, conosciamo, attraverso la bravura del regista, la psicologia dei protagonisti, Bane su tutti, che ci meraviglierà con dei risvolti inaspettati. E’ questa una delle caratteristiche di Nolan, riuscire a raccontare in un film corale, tutte le sfaccettature di chi lo compone, nulla rimane intentato, il ritorno di Bruce Wayne nella società, è implicito con il ritorno di Batman, la sua necessità di mettere a posto le cose è pari alla sua voglia di riemergere, di pareggiare i conti, di tornare a far regnare l’equilibrio. Si fa carico come sempre, della coscienza del popolo, e qui più che mai, scontrandosi con un uomo forte come Bane, che gli ricorda la smania, la voglia di vincere, che aveva lui prima di disincantarsi.
Un cattivo che tiene testa al defunto Joker, a quella meravigliosa interpretazione che fu di Heath Ledger, storpiato, ahimè, dall’inaudibile doppiaggio italiano che lo fa sembrare una caricatura di una segreteria telefonica rotta.
Avevamo bisogno del ritorno di Batman, del Cavaliere Oscuro, della bravura di Christian Bale, un film attesissimo che non deluderà sicuramente le aspettative del pubblico, che, grazie alle meravigliose e commoventi canzoni create da Hans Zimmer, si troverà a Gotham City per la bellezza di due ore e quaranta minuti, il prezzo da pagare per un addio…o un arrivederci, visto che nell’ambiente giornalistico già si vocifera di un futuro reboot.
Che la fine del ritorno abbia inizio, accendete il riflettore e guardate in alto, non si sa mai che un giorno si veda di nuovo il simbolo di Batman splendere nel cielo stellato. Perché tutti abbiamo bisogno di un supereroe, a maggior ragione se è un uomo in carne e ossa come noi.
Sonia Serafini