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Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve – Recensione

Esplosivo, disarmante ed originale, esce nelle sale italiane una delle pellicole che ha maggiormente divertito il pubblico del Festival di Berlino: Il Centenario che saltò dalla finestra e scomparve. Tratto dall’omonimo libro di Hans Ingemansson, la pellicola che vede alla sceneggiatura lo stesso autore, in collaborazione con il regista Felix Herngren, colpisce per la sua sprezzante voglia di dimostrare come l’età sia solo un dato anagrafico e come proprio dal passato si impari a vivere il presente, rendendo tutto straordinario.

Allan Karlsson (Robert Gustafsson), compiuti i 100 anni decide che non vuol più stare nella casa di riposo dove vive da diverso tempo e di andarsene per ricominciare una nuova vita. Così, poco prima della festa che gli altri anziani dell’ospizio gli hanno organizzato, l’uomo fugge dalla finestra della sua stanza, si reca alla stazione degli autobus e dopo essersi preso la responsabilità di tenere una valigia con sé, mentre il proprietario era al bagno, inizia per lui un’avventura.

Aver vissuto un secolo e non sentirselo, l’animo ancora vivo e pronto a qualsiasi cosa. Fin da subito è questa l’immagine che il mediocremente truccato Karlsson, fa trasparire. Trucco e parucco a parte, la comicità nera che sprigiona e pervade il film, ha proprio nel bravissimo protagonista la sua arma vincente, con un altrettanto originale cast, che innalza ancor di più il livello d’ingenuità e stupidità, in chiave positiva, ben plausibile del film.

Prendendosi tutt’altro che sul serio, anzi, in alcuni punti spingendosi fin troppo nel surreale, l’opera di Ingemansson-Herngren, ha il suo picco d’originalità raccontando in parallelo alla vicenda principale e quindi all’avventura di Allan e dei suoi nuovi amici, il passato del protagonista, dimostrando come, nonostante egli abbia vissuto appieno la sua  vita, sia tutt’altro che stanco.

La tranquillità nell’affrontare le situazioni, senza pensarci su troppo e facendo leva sul proprio istinto, una buona dose di fortuna e quel suo essere naif, sono gli ingredienti perfetti, che hanno portato Allan a vivere un’esistenza, che è e continua ad essere un’avventura senza limiti.
 
Preoccupazioni, affanni e una vita vissuta sempre di fretta, sono invece gli elementi che contraddistinguono le generazioni più giovani del film: un contrasto più che azzeccato. Inno alla vita e alla speranza, che in questo periodo proprio gli adulti e i ragazzi tendono a dimenticare, sono invece qui riproposti attraverso gli occhi di chi nonostante l’età, ancora non smette di crederci e soprattutto prende ancora in parola il detto “cogli l’attimo”.

Una idea già originale e vincente era pervenuta con il libro, questa pellicola non è altro che il suo coronamento, perché oltre alle esilaranti ed esplosive gags, anche nella regia e nella parte del montaggio, equilibrando bene gli episodi del passato con l’avventura presente, Herngren ha saputo far divertire il pubblico e replicare il già originale successo letterario.

Alice Bianco

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