Il cuore grande delle ragazze – Recensione
Dopo Il figlio più piccolo e Una sconfinata giovinezza, Pupi Avati cambia registro e si presenta al 6° Festival Internazionale del Film di Roma con una commedia dal sapore nostalgico, un vivido affresco sull’Italia in un Epoca ben diversa dalla nostra: Il cuore grande delle ragazze. Ci troviamo nella prima metà degli anni ’30, in una cittadina dell’Italia centro-settentrionale immersa in una suggestiva campagna. Qui Carlino Vigetti, figlio di una famiglia contadina ed impenitente donnaiolo dal conturbante alito di biancospino, si innamora di Francesca, una bella ragazza romana figlia di ricchi proprietari terrieri. Attraverso le bizzarre nozze tra i due ragazzi di estrazione sociale diversa, il film analizza mentalità, atteggiamenti, ignoranza e vezzi di un’epoca totalmente opposta a quella che viviamo oggi. Girato in sole sei settimane, Il cuore grande delle ragazze è una commedia delicata e misurata nei toni in cui è facile commuoversi, ma che allo stesso tempo offre spunti estremamente divertenti e teneri. Raccontando una storia in gran parte simile a quella dei propri nonni, con una regia semplice e poetica ed un montaggio dal ritmo piacevole, Avati da vita ad una bella favola surreale e fantastica che si intreccia al realismo tipico dei ricordi che si perdono nel tempo e che riaffiorano alla mente più vivi e coloriti. Il regista mescola abilmente una veridica ricostruzione degli anni ’30 alla poesia che scaturisce dalla memoria e, come un abile burattinaio, muove alla perfezione i suoi interpreti all’interno di questo suggestivo bozzetto. È infatti da sottolineare l’ottima prestazione di tutto il cast artistico dove sicuramente spiccano la bella interpretazione della verace e solare Micaela Ramazzotti e dell’esordiente Cesare Cremonini che, pur provenendo da un ambiente prettamente musicale, si difende bene, sfoggiando un’espressione da ingenuotto autentica e tenera e riuscendo a trasmettere quella dolcezza un po’ sfrontata che bene si cuce addosso al suo personaggio. Un ritorno al passato dunque per Avati in tutti i sensi, infatti anche nel modo di girare e di lavorare (senza ricostruzioni in studio, tutto in presa diretta) Il cuore grande delle ragazze rappresenta un cinema vecchio stile che senza dubbio incanta e fa sognare.
Sara D’Agostino