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il principe abusivo – Recensione

I tabloid trascurano la principessa Letizia, bella, bionda e gentile ma oscurata dalla beneficenza fatta dalla madre e dalla nonna. Anastasio, ciambellano di corte accorre in aiuto della principessa trovando la soluzione: mostrarsi in pubblico con un plebeo, fingendo un fidanzamento e facendo uscire il gossip che farà finalmente parlare di lei ai tabloid. Disoccupato ed ignaro delle buone maniere, il plebeo Antonio De Biase si innamora però perdutamente di Letizia, completamente all’oscuro di essere solamente una pedina.
Scritto e diretto da Alessandro Siani, il principe abusivo ci mostra una bella e la bestia in chiave moderna, in cui la bestia, non solo si innamora della bella ma aspira a vivere in un grande regno con lei e a combattere i cattivi, finendo per essere un cenerentolo partenopeo.
Commedia un po’ scontata con personaggi fissi già visti: il povero che si innamora della principessa, il ciambellano che rinuncia al suo lavoro da nobile per seguire la popolana Serena Autieri,  la principessa che scherza con i sentimenti del semplice Antonio per convenienza, ma poi se ne innamora veramente.
Parole farfugliate, gaffe continue si alternano alla poesia recitata di Jacques Prevert e al passerotto blu che introduce l’inizio della commedia umana.
Se Troisi è ineguagliabile e Salemme è riuscito a creare un suo genere nella commedia borghese, Siani ancora non ha un suo vero e proprio stile, se non sarà forse per l’abolizione delle parolacce a cui non siamo (purtroppo) abituati dai film per lo più, di Natale.

Eleonora Taddei

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