Into Darkness – Star Trek: Recensione
Quante volte ci siamo sentiti dire che il sequel non era mai bello quanto il primo capitolo? Troppe volte. J.J.Abrams riesce a sfatare questo mito con Star Trek: Into Darkness.
Ritroviamo il Capitano Kirk (Chris Pine) e Spock (Zachary Quinto) costretti a fronteggiare una nuova minaccia: Khan (Benedict Cumberbatch) un uomo che, dall’interno, ha fatto esplodere e smembrare l’intero quartier generale. In una caccia che rivelerà anche delle sorprese, l’equipaggio dell’Enterprise dovrà dimostrare la solidità dei loro rapporti per far fronte ai nemici.
Il regista, grazie all’inseparabile Damon Lindelof e con il supporto degli altri due sceneggiatori Alex Kurtzman e Roberto Orci, costruisce una pellicola studiata nel dettaglio che non cala nemmeno per un secondo, di ritmo. Grazie alle battute spiritose, alla chimica evidente tra tutti gli elementi del cast, alle battaglie entusiasmanti e ad una storia che coinvolge, è assolutamente impossibile annoiarsi.
Sì perché questo Star Trek, pur essendo uno di quei blockbuster rumorosi e che un po’ stordisce, riesce anche nell’intento di emozionare, concentrandosi di più sul rapporto che intercorre tra i personaggi della Enterprise. Film sui sentimenti e sul significato di famiglia nella storia del cinema ne abbiamo visti a migliaia, la novità che riesce ad introdurre J.J. Abrams è di raccontarla come subplot di un film di sci-fi (il personaggio di Alice Eve è un pretesto proprio per riflettere su questo).
Il centro di tutto è, sicuramente, la battaglia contro Khan, un poderoso Benedict Cumberbatch il quale, ogni volta che appare ruba la scena ai colleghi; ma se questa parte appaga gli occhi e l’udito, scatenando l’adrenalina, il rapporto d’amore e affetto tra i protagonisti riempe il cuore con la sincerità che di solito non ritroviamo in pellicole di questo genere.
L’amicizia Kirk-Spock è raccontata in maniera delicata, la si intuisce in piccoli gesti, nel coprirsi le spalle e in quella scena, che trasforma il Vulcaniano da uomo di mente a uomo d’azione, dove attraverso il vetro i due si salutano nel classico gesto di Spock e che, ai fan più accaniti del regista, ricorderà la morte di Charlie nella serie tv Lost. Gli sceneggiatori, però, non dimenticano nemmeno il rapporto Spock-Uhra, oppure quello tra Kirk e Scotty, un Simon Pegg irresistibile, curando nel particolare ogni minimo dettaglio, senza che nulla rimanga appena accennato.
Star Trek: Into darkenss procede per paralleli: quello che vede Kirk comportarsi come il padre nel primo capitolo, capace di sacrificarsi per il gruppo, e quello tra la famiglia dell’Enterprise e quella che si è evidentemente creata con la troupe. Un gioco di squadra imprinscindibile per la riuscita di una missione per salvare la Terra, tanto quanto per portare a casa un gran film come questo secondo capitolo.
Sara Prian