Jimmy’s Hall – Recensione
Dopo la Palma d’Oro conquistata per Il vento che accarezza l’erba (2006), Ken Loach ritorna sulla Croisette ed in Concorso, per un altro ritratto singolare e corale dell’Irlanda e di uno dei personaggi che l’hanno caratterizzata negli anni ’30. Un biopic pieno d’energia, vibrante, esattamente come la musica che lo contraddistingue.
Jimmy’s Hall racconta la storia vera di Jimmy Gralton (Barry Ward), l’attivista politico che sfidò la restrizione della chiesa cattolica nell’Irlanda degli anni Trenta. Leader comunista, si scontrò per la libertà di parola e aprì una sala da ballo dove chi voleva, poteva condividere le sue idee politiche e danzare.
Con Jimmy’s Hall, ancora una volta, Ken Loach parla di politica, di idee e di realismo, ponendo al centro della pellicola la rivoluzione culturale, il cambiamento e la condivisione ideologica. Lo fa però in un contesto nuovo, più vivace ed aprendosi così ad un pubblico più vasto.
Paul Laverty, lo sceneggiatore che da sempre segue Ken Loach, mostra qui ancora una volta la sua impronta, con una sceneggiatura che, prendendo spunto da una pièce di Donal O’Kelly, riprende la vera storia dell’unico dei comunisti irlandesi deportato per le sue idee politiche.
Il film si costruisce infatti, proprio sulla volontà di Gralton di affermare la propria ideologia, contrariato però dal capo della chiesa cattolica (reso quasi una caricatura). Centrale è la loro lotta, alternata alle scene di folklore e danza, che ben ritmano il film, pedagogico ma allo stesso tempo guardabile, senza annoiare.
Oltre al contesto politico, alle lotte intestine e alla rivoluzione, Jimmy’s Hall ha anche i suoi momenti romantici, che uniti proprio alla storia e al passato di una nazione, ai sacrifici alle conquiste, rafforzano e danno quel qualcosa in più al film.
Un po’ Footloose, un po’ riprendendo i temi di John Ford e riprendendo lì doveva aveva lasciato con Il vento che accarezza l’erba, con Jimmy’s Hall, Loach porta sul grande schermo una buona prova d’autore, confermando il suo talento e le sue idee, in una pellicola formativa, semplice e resa più accessibile, dando grande valore alla musica jazz, l’elemento che accompagna la rivoluzione.
Alice Bianco