Kick-Ass 2 – Recensione
“Essere supereroi forse significa anche trasformare il dolore in qualcosa di buono”
Torna Kick-Ass, al timone non più Matthew Vaughn ma Jeff Wadlow, in una pellicola che pur mantenendo lo spirito del capitolo precedente regala allo spettatore qualcosa di più, grazie ad una sceneggiatura maggiormente scorrevole e ad una protagonista come Chloe Grace Moretz in forma smagliante.
Dave (Aaron Johnson), in arte Kick-Ass, si è unito ad un gruppo di vigilanti (Justice Forever) capitanati dal Colonnello (Jim Carrey), per combattere il crimine che imperversa nelle strade. Mentre Chris D’Amico (Christopher Mintz-Plasse) svela le sue doti di super villain trasformandosi in Mother Fucker con un esercito di scagnozzi pronti a dar del filo da torcere ai buoni, Hit Girl (Chloe Grace Moretz) scopre l’adolescenza e la difficoltà di far convivere il suo animo da supereroina con quello di studentessa delle superiori.
I riferimenti al mondo Marvel e della DC Comics sono evidenti (dal nome del gruppo di supereroi che richiama la Justice League, all’idea di Mother Fucker di raccogliere un esercito proprio come il Loki di The Avengers), ma questo non toglie la grandissima efficacia che l’impianto narrativo di questo secondo capitolo possiede.
Oltre a non perdere mai il ritmo, Wadlow riesce ad avvicinare ancora di più i propri protagonisti al pubblico, soprattutto quello giovane di riferimento. Se nel film di Vaughn abbiamo imparato a conoscere le insicurezze e le paure di Dave, qui ci si concentra su Mindy / Hit Girl e sulle difficoltà di crescere entrando nel periodo puberale. Proprio come Peter Parker, la ragazza deve imparare a far convivere il suo mondo di giustiziere con quello di studente e ragazzina, scoprendo che, forse, il costume che indossa è proprio quello di Mindy, mentre Hit Girl è la sua vera natura.
La ricerca di se stessi è un tema caro ad Hollywood, soprattutto nei teen movie, Wadlow rivoluziona in parte il genere introducendoci l’azione e affidandosi quasi interamente al carisma della Moretz e del suo alter ego. I fumetti di “Hit Girl”, infatti, sono diventati in poco tempo i più letti negli ultimi dieci anni con una protagonista femminile.
Quello che riesce a fare questo Kick-Ass, probabilmente anche più del primo, è mettere i propri protagonisti in situazioni reali, non da classici supereroi Marvel o DC. Dave e il gruppo della Justice Forever combattono la microcriminalità della città, dopo aver subito loro stessi delle gravi perdite a causa dei veri pericoli delle strade, Chris vuole diventare il più cattivo di tutti, in un mondo dove la concorrenza è alta. E, infine, Mindy viene posta al liceo con tutti i problemi che gli adolescenti della sua età sono costretti a superare e vivere (metaforicamente Hit Girl potrebbe essere quello che siamo realmente e non vogliamo far vedere agli altri). Quello che, in ogni caso, li accomuna è affrontare minacce reali, tangibili e riscontrabili nello scorrere della vita di tutti i giorni anche al di fuori della celluloide. “Kick-Ass 2” ha quindi il pregio di essere una pellicola che affonda le proprie radici nella realtà urbana e per questo arriva in maniera globale a qualsiasi fascia d’età.
Non è solo un sequel giocato sul successo del primo, Wadlow fa crescere i protagonisti, li cambia, li porta a compiere determinati percorsi, come è giusto che sia. “Kick-Ass 2” si trasforma così non in una copia del primo, ma in un degno seguito delle vite di Dave, Mindy e Chris.
Senza tradire l’idea che i veri supereroi non sono quelli in calzamaglia, ma le persone che ogni giorno combattono, anche nel loro piccolo, perché il mondo sia un posto migliore, “Kick-Ass 2” è uno sguardo fumettistico, ma reale, alla situazione delle strade non solo negli USA, ma in tutto il mondo. Divertendo con scene ricche di umorismo ed azione, Wadlow sprona, come aveva fatto anche Vaughn all’epoca del primo capitolo, a non rimanere pigramente a guardare, ma aiutare il prossimo diventando noi stessi eroi della quotidianità.
Sara Prian