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La Casa – Recensione

I remake e reboot di classici horror ormai non si contano più. Ora tocca alla celebre pellicola del 1981 che lanciò Raimi nell’Olimpo del genere. Un gruppo di amici ventenni si reca in un isolato cottage di montagna, un tempo teatro di un macabro rituale. Nella combriccola troviamo Mia, in lotta per liberarsi dalla tossicodipendenza, e suo fratello David. La lettura di un antico manoscritto trovato all’interno dell’abitazione richiamerà presenze diaboliche, e Mia sarà posseduta con atroci conseguenze. Il primo “La casa” era figlio del proprio tempo e delle particolari condizioni in cui fu girato. Con un budget microscopico, una trama esilissima ed attori pessimi o comunque alle prime armi (Bruce Campbell) Raimi aveva dato sfogo al suo innato talento dinamico/espressivo trasformando la cinepresa in una fonte inesauribile di brivido e sorpresa. Si divertiva a giocare con l’orrore e con il cinema, e noi insieme a lui. L’approccio scelto dall’esordiente Fede Alvarez, responsabile di sceneggiatura e regia, è a dir poco disarmante. Sceglie infatti di prendere il soggetto maledettamente sul serio, infarcendolo di drammi esistenziali e dolorose introspezioni, per poi tentare di collocare la suddetta serietà in quegli eccessi che contraddistinguevano l’originale. Ne viene fuori un ibrido pretenzioso e delirante nel senso peggiore del termine, a metà tra una puntata (inconsapevole) di Scary Movie e un horror italiano di serie Z degli anni ‘70/’80. Dopo l’iniziale presentazione dei personaggi, Alvarez abbandona il film a se stesso in un tripudio di macelleria fin troppo insistita, volgarità e battute di dialogo magari non disprezzabili sulla carta ma che in un simile contesto fanno ridere. La domanda da porsi è però un’altra. Al di là di presunte riletture e rivisitazioni, questa produzione c’entra qualcosa con il prototipo? La risposta è: quasi niente. Non ci sono idee, non c’è paura, non c’è tensione, non c’è atmosfera e, per quanto l’affermazione appaia scontata, non c’è Raimi! Non basta cimentarsi in riprese a 360° o riproporre come un mantra le soggettive vorticose dei demoni, questo è il nulla col caos intorno. Se visto come pastrocchio trash il risultato si lascia infondo guardare, non è in ogni caso lo spettacolo a cui un appassionato della vecchia “casa” si augura di assistere. Producono Sam Raimi e Bruce Campbell, colpevoli dunque in prima persona.

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