La cena di Natale – Recensione
Squadra (e location) che vince non si cambia ed ecco che ritroviamo gli stessi personaggi di Io che amo solo te, commedia corale ambientata nella solare e pittoresca Polignano a Mare, riuniti attorno a una sontuosa cena di Natale.
Dopo il successo del primo film, è sembrato quasi naturale per i produttori Fulvio e Federica Lucisano bissare la formula: al timone, in cabina di regia torna Marco Ponti che questa volta prende spunto da un altro bestseller di Luca Bianchini (autore anche della sceneggiatura insieme a Piero Bodrato).
Rieccoci quindi nella bella terra di Puglia (solare anche se siamo alla vigilia del Natale) a chiederci che ne sarà di Chiara (Laura Chiatti) e Damiano (Riccardo Scamarcio) che nel primo film avevano coronato il loro sogno d’amore con il matrimonio.
Ebbene, Chiara è all’ottavo mese di gravidanza ed è preda di crisi ormonali e di gelosia. E ne ha tutte le ragioni: il suo bel maritino infatti non perde occasione per esercitare il suo mestiere di sciupafemmine. La sua ultima conquista è la sensuale Debora (Giulia Elettra Gorietti) che lo tempesta di telefonate e che ha sempre il ‘fuoco’ addosso. Nel frattempo prosegue la storia d’amore (quasi) impossibile tra Don Mimì (Michele Placido), padre di Damiano, e Ninella (Maria Pia Calzone), madre di Chiara. I due progettano una romantica fuga d’amore a Parigi proprio la mattina del giorno di Natale. Mimì infatti non si dà pace per aver sposato per convenienza l’arida Matilde (Antonella Attili). Ma proprio Matilde ha appena ricevuto in dono da Mimì (che si sente in colpa di averla troppo trascurata e vuole ‘addolcirle’ il colpo della sua imminente fuga) un costosissimo anello con smeraldo e non vede l’ora di sfoggiarlo davanti a tutti. Ed è così che la vanitosa matriarca decide di organizzare una cena della vigilia di Natale nella sua maestosa dimora con lo scopo di ‘sfidare’ davanti a parenti e amici la rivale di sempre, Ninella, consuocera e grande amore del marito. Tra parenti, amici e tanti guai in vista, sarà una cena ad alto tasso di nervosismo.
Due uomini fedifraghi, due consuocere che si sfidano a duello (neanche fosse Mezzogiorno di fuoco), una giovane mogliettina incinta, un’amante (forse) incinta pure lei e, come se non bastasse, preti ‘moderni’, gay dal cuore d’oro, lesbiche aspiranti mamme, ex galeotti, zie milanesi piombate nel profondo sud giusto in tempo per la vigilia. E chi più ne ha più ne metta.
Nel calderone di questo sequel natalizio ce n’è un po’ per tutti i gusti.
Il problema è che tutto è ricoperto da una patina di perbenismo e buonismo, da quella ridondanza di “volersi bene”, da quell’inno alla sacralità della famiglia che continua a dominare da nord a sud del nostro Belpaese. E così, baciata dal sole della Puglia e coccolata da un’improvvisa quanto surreale nevicata in riva al mare, la famiglia borghese trionfa ancora una volta, con quel pizzico di trasgressione che basta a dire che siamo pur sempre nel terzo millennio e non negli anni ’50.
Nel teatrino animato della movimentata vigilia di Polignano (dove il dialetto pugliese si sente parlare solo a tratti), i due ‘maschi alfa’ continuano a essere due simpatiche canaglie: tale padre, Don Mimì in procinto di scappare con il suo amore di gioventù a Parigi, tale figlio, Damiano dagli occhi blu che ha messo incinta moglie e (forse) amante insieme. Tutto il peso di scelte difficili spetta alle donne: e così la tormentata Ninella si strugge non tanto per la scelta sbagliata di fare lo ‘shatush’ ai capelli in stile ‘biondo Kidman’ ma per aver deciso di scappare con il ‘suo’ Mimì, mentre la figliola Chiara, molto incinta, si macera nel sospetto di un tradimento. Ma proprio la nascita di un bebè (ovviamente femmina) in piena notte di Natale, riporterà l’ordine tra le famiglie (e, forse, spegnerà ardori mai sopiti).
Niente di nuovo sul litorale pugliese insomma, neanche a Natale.
Se si cerca qualche risata, qualche lampo di colore, qualche guizzo, è meglio riporre le speranze nei personaggi di contorno (e nei loro interpreti): dal prete liberal di Uccio De Santis, alla lesbica ‘campionessa’ di rutti di Eva Riccobono, dal gay altruista di Eugenio Franceschini, al commesso del negozio di scarpe (gay pure lui) di Dario Aita, fino alla sorellina milanese della verace Ninella interpretata da Veronica Pivetti.
Le star protagoniste (Scamarcio, Chiatti, Placido, Calzone, Attili), fanno quello che possono ma non riescono a salvare una commedia troppo ‘televisiva’, troppo ricca di banalità e cosparsa da una dose eccessiva di melassa (con la scusa del Natale).
E non basta la meravigliosa versione di Sergio Endrigo del brano “Io che amo solo te” (che diede il titolo al primo film e che in questo sequel accompagna un intenso scambio di sguardi tra i due innamorati maturi) a risollevare il bianco Natale di Polignano.
Elena Bartoni