La Chiave di Sara – Recensione
La Chiave di Sara, il nuovo film di Gilles Paquet-Brenner, trascinerà gli spettatori nel dramma degli avvenimenti del luglio del 1942 al Velodromo d’Inverno a Parigi, dove migliaia di ebrei furono radunati prima di essere deportati nei campi di concentramento.
La storia viene raccontata attraverso gli occhi di Julia Jarmond (Kristin Scott Thomas) una giornalista newyorkese, che ha sposato un francese e vive a Parigi da più di 20 anni. Occupandosi dei dolorosi fatti del 1942, la giornalista si imbatte nella storia della piccola Sara, una bambina ebrea che aveva dieci anni ai tempi del rastrellamento, che nasconde delle notizie che sconvolgeranno per sempre la vita di Julia e della sua famiglia.
Sono passati più di 60 anni da quel tragico giorno, ma il fatto di andare ad abitare nella stessa casa abitata al tempo dalla piccola Sara, costituisce una sorta di legame invisibile, che trasforma la storia della bambina in una questione personale per Julia.
Non c’è speranza per lo spettatore, l’orrore di quei giorni ci aspetta alla fine del viaggio di Julia, l’attrice ed il suo talento ci accompagneranno direttamente fino alle porte dell’inferno, quell’inferno già trattato da Vento di Primavera.
La pellicola, tratta dal best seller di Tatiana de Rosnay, si muove su due binari temporali paralleli ottimamente differenziati da una fotografia quasi fredda per descrivere il presente, e dai colori ‘seppiati’, con una visione più intimistica per raccontare i momenti del passato.
Julia nel corso della sua inchiesta non troverà solamente una risposta alle sue domande e sul ruolo svolto dalla sua famiglia, ma riuscirà a trovare la forza per vivere la sua vita, facendosi carico delle sue scelte ed affrontandone le conseguenze.
Il film è consigliabile a tutti, perfetto per far conoscere le tristi vicende del passato collaborazionista francese, ma nonostante a tratti possa sembrare ripetersi, lo fa con una prospettiva nuova e mai banale. In chiusura una nota di merito per la giovane Melusine Mayance che con la sua interpretazione ci fa rivivere la vita della piccola Sara, riuscendo a non sfigurare assolutamente nel confronto con la Scott Thomas, ancora una volta bravissima.