La Frode – Recensione
Nello spietato mondo del business non ci sono regole, o meglio, quelle che furono, sono state indette anni fa da un personaggio più che rispettabile nel mondo della cinematografia: Gordon Gekko. Cambiano gli anni, si evolvono le tecnologie, eppur gli squali e, il disincantato regno dei soldi sono sempre li a mietere vittime. Questa volta si tratta di Robert Miller, un magnate newyorchese, alle prese con una fusione assai importante, un crollo finanziario, una famiglia perbenista e un’amante sopra le righe. Tiene tutto unito Miller, talmente tanto che qualcosa, si sa’, sfugge, i dinamismi di una vita complicata si articolano fra le districate strade di una metropoli che è il centro del nostro mondo, New York. I soldi fanno la felicità? L’enigma, che è insito in ogni essere umano, troverà una qualche risposta nella pellicola di Nicholas Jarecki con protagonista un meraviglioso Richard Gere, a farci presente di come il talento non passi mai di moda. Un thriller dai risvolti noir “La Frode”, che ci fa scavare a fondo nell’alta società di una famiglia, identificativa di un genere di persone, nascoste dietro ad apparenze, soldi, potere e affetti labili come un conto in banca in periodi di crisi. Tutta la classe e l’aplomb di un uomo che è un grande attore, si mettono al servizio di questo emergente regista, per disegnare i tratti di un personaggio alla continua ricerca di una soluzione, e la troverà. Grazie alle sue escamotage, al suo fiuto, al suo essere istintivo e riflessivo insieme, talentuoso e azzardato, la troverà con la caparbietà di chi sa cosa sta facendo, il problema sarà soltanto capire a quale prezzo. Perché tutto, ha un prezzo. In una corsa senza tempo, dove le lancette dell’orologio ticchettano senza riposo Robert Miller cambierà le sorti del suo destino e delle persone che ha accanto, o sarà il contrario? Un progetto low budget, girato con soli trentuno giorni di lavorazione, questa pellicola, ha la suspense e l’appeal di una grande produzione holliwoodiana, grazie anche all’accurata sceneggiatura firmata dal regista stesso. Si potrebbe definire un “one man show”, in cui Gere fronteggia a viso duro il poliziotto Tim Roth, incanalato ormai sempre di più nel personaggio di Lie to me, ahimè, uscendone sia vincitore che vinto. Ma comunque a testa alta.
Sonia Serafini