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La parte degli angeli – Recensione

In concorso al Festival di Cannes 2012, dove si è aggiudicato il Premio della Giuria, La parte degli angeli è l’ultima imperdibile e divertente commedia di Ken Loach, un autore, prima ancora che regista, talmente  schierato politicamente da essere stato al centro di una (ormai definitivamente conclusa!) polemica che lo ha spinto a rifiutare il prestigioso premio Gran Torino assegnatoli dal Festival, come segno di solidarietà nei confronti dei lavoratori, sottopagati o licenziati ingiustamente, del Museo del Cinema.

Robbie è un ragazzo di Glasgow che cerca di liberarsi della faida famigliare che lo tiene prigioniero. Quando entra di nascosto nel reparto maternità dell’ospedale per far visita a Leonie, la sua giovane ragazza, e prendere in braccio per la prima volta Luke, il figlio appena nato, Robbie è sopraffatto dall’emozione e giura che Luke non avrà la vita di privazioni che ha vissuto lui. Mentre sconta una condanna a svolgere lavori socialmente utili, Robbie conosce Rhino, Albert e Mo, per i quali un impiego è, come per lui, poco più di un sogno remoto. Ma la loro visita all’interno di una distilleria di whisky, sarà l’inaspettata  chiave di volta per la loro vita.

A differenza di molti dei suoi film, nei quali sono centrali le storie dei lavoratori precari, di coloro che faticano a mantenere la propria dignità non solo lavorativa, e di uomini piegati sotto il peso dell’ineluttabilità del sacrificio, pur mantenendo il suo stile umoristico e sarcastico, questa volta Loach ci regala una commedia più tendente al puro ottimismo, senza mai cedere il passo ad elementi eccessivamente melensi. Una commedia per raccontare il riscatto di un giovane che pensava di essere un fannullone irrecuperabile,  ma che scopre di avere ancora delle prospettive per le quali lottare. Esilarante nei dialoghi ma, allo stesso tempo, duro e fortemente realistico, il film ci travolge come un fiume in piena (di ottimo whisky), lasciando, nei momenti chiave, il giusto spazio per una riflessione più amara.

Serena Guidoni
 

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