La pioggia che non cade – Recensione
Tanto tempo è passato dai ‘’musicarelli’’ anni ‘60 con protagonista Gianni Morandi, Little Tony ecc e Tonino Abballe sembra aver avuto la brillante idea di riproporli in chiave anni Duemila, dando vita ad una pellicola indipendente pressoché utile solamente agli Inverso, la band protagonista, che si pubblicizza e fa conoscere.
Carlo alla voce e alla chitarra, Mauro alla batteria, Vincenzo al basso, Simone alla fisarmonica, Enzo al sax e Anna al violoncello costituiscono gli Inverso, una band pop-folk che si esibisce nei locali di Roma. Alla fine di un concerto Luca, un discografico, propone a Carlo un incontro di lavoro che potrebbe rappresentare la svolta per entrare nel giro che conta. Un po’ scettici, Carlo e Mauro accettano di scrivere una canzone inedita per un produttore, socio di Luca.
In un mondo dove regnano sovrani i talent show e tutti vogliono esprimersi attraverso il canto, arriva sui grandi schermi La pioggia che non cade, una storia che pone in primo piano il mondo dello spettacolo della capitale, al di fuori però degli studi televisivi, bensì tra locali di periferia e alla moda.
Il protagonista è un artista/farmacista, uno qualunque, con la passione per la musica e il canto, che assieme ad amici come lui non abbandona il sogno di sfondare. Quella fantasia sembra tramutarsi in realtà, quando al gruppo (che esiste veramente) viene offerta una seria opportunità di lavoro, ma la fregatura sembra essere proprio dietro l’angolo.
Il famoso produttore che li vorrebbe ingaggiare infatti, nasconde qualcosa e i suoi intenti sono ben diversi. Inutile dire come va a finire la storia, certo è che il film, nonostante qualche influsso romantico, com’era solito nei musicarelli di cinquant’anni fa, risente dell’inesperienza attoriale dei protagonisti, cantanti e musicisti votati solamente alla auto-pubblicizzazione.
Un film che pare più una fiction televisiva, che altro, La pioggia che non cade gode però di una buona colonna sonora, l’elemento portante della pellicola. Le canzoni pop-folk degli Inverso, convincono e accompagnano con aderenza e completezza il film.
Ricercata ed azzeccata la cura dei dettagli visivi, come per esempio la sequenza realizzata a mo’ di video musicale schizzo/acquerello con protagonista Carlo o la scena-interludio con i mimi al parco.
Nonostante questi piccoli accorgimenti però, il film non riesce a scaturire appieno l’interesse nello spettatore, dotato di una sceneggiatura poco originale, troppo asservita ai protagonisti e povero anche nella recitazione. Non rimane quindi che chiudere gli occhi ed ascoltare le piacevoli canzoni degli Inverso, unico elemento per cui vale veramente la pena di vederlo.
Alice Bianco