La Santa – Recensione
Presentato Fuori Concorso al Festival del Cinema di Roma, La Santa di Cosimo Alemà è un film divertente, carico di tensione ed accattivante.
In un paesino pugliese arrivano quattro forestieri, Dante, Gianni, Agostino e Diego, che decidono di rubare la Statua della patrona del borgo meridionale. Il furto di grande valore non passa però inosservato e poco dopo i quattro vengono presi di mira e cacciati senza pietà dagli abitanti infuriati.
Nonostante la trama, o meglio, l’oggetto trafugato, faccia immediatamente pensare alla statua nascondi-denaro usata dal trio Gerini-Capotondi-Impacciatore di Amiche da morire (2013), La Santa è innanzitutto un film indipendente ed originale, che riesce facilmente a mantenere viva l’attenzione per quasi due ore.
Il furto, la fuga, la rincorsa e la caccia, sono i vari passaggi che danno alla pellicola quel ritmo accattivante che la contraddistingue, ma a dare ancor più vivacità al film è il fatto che bene/male e i ruoli del buono/cattivo, man mano diventano sempre più indefiniti, confondendosi e spingendo il film ad un colpo di scena finale che è bene non svelare.
La Santa è quindi un noir apprezzato soprattutto per la capacità di mescolare scene drammatiche ad altre d’azione, senza mai perdere quella tensione tipica del genere. Buona anche la fotografia, che riesce a ritratte il paesaggio pugliese e allo stesso tempo ricalca bene le atmosfere di un western all’italiana.
Ottima anche la colonna sonora, composta da brani di: Gianna Nannini, Ninos du Brasil, Der Noir, Triace e Zimbaria.
Alice Bianco