La scuola più bella del mondo – Recensione
Luca Miniero e l’Italia, la sua visone del Nord e del Sud e di come i due opposti possano attrarsi. Il regista, dopo l’enorme successo dei precedenti film (Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord e Un boss in salotto), ritorna sul grande schermo affrontando il medesimo tema, ma affidandolo questa volta, oltre che ad un cast di adulti famosi, anche a dei ragazzini, che sono il vero motore comico della pellicola.
Tutto ha inizio quando Filippo Brogi (Christian De Sica), preside di una scuola media della Val d’Orcia, desideroso di vincere la gara locale della Festa dei giovani, decide di invitare in Toscana una scolaresca africana povera per uno scambio culturale. Il bidello però, confonde la città ghanese di Acrra con quella campana di Acerra e invita una classe media turbolenta i cui insegnanti d’accompagnamento sono Gerardo Gregale (Rocco Papaleo) e Wanda Pacini (Angela Finocchiaro).
“La scuola italiana è vecchia sia a Nord che a Sud!”, l’ha dichiarato lo stesso Miniero e la pellicola vuol dimostrare proprio questo. La netta differenza però, sembra riguardare l’aspetto economico: al Nord ci sono meno problemi, il Sud, in confronto, è povero.
Chi fa la scuola però, sono gli alunni, ed ecco che a regalare le risate che ci si aspetta da una commedia come questa, sono proprio loro. Allontanarsi dai cinepanettoni, sembra non sia stata una scelta troppo azzeccata per De Sica, che nonostante tutto, nel suo ruolo di comico, viene soppiantato dai più piccoli.
È infatti il mondo dei giovani, fatto di sms, Twitter e tecnologia a far da contrasto al mondo degli insegnanti adulti, tra tornei di biliardino, giochi tipici e gare poco igieniche. Impossibile non captare qualche rimando a Io speriamo che me la cavo (1992) della Wertmüller e sempre degli anni ’90, le canzoni Curre curre guagliò dei 99 Posse e Surfin’ bird dei Trashmen (la Bongo Bongo del 1994).
Più vicino alla goliardia di Benvenuti al Sud, ecco quindi che l’ennesima commedia di Miniero, perde punti rispetto al precedente Un boss in salotto. Ciò che manca a La scuola più bella del mondo, è infatti una narrazione articolata ed una regia che le dia spessore.
Nonostante una prima parte più godereccia e polically correct infatti, proseguendo, si finisce per dar vita ad una commedia che diverte a tratti, perdendosi nella narrazione e volendo solamente intrattenere con quelle poche risate. Il risultato finale è quindi tutt’altro che buono, un vero peccato per un regista e sceneggiatore come Miniero, che negli ultimi anni ha confezionato delle commedie genuine e che nonostante il ripetersi del tema, avrebbe potuto stupire ancora una volta.
Alice Bianco