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La Stirpe del Male – Recensione

Pauroso quanto la Pimpa e convincente quanto i Teletubbies che si rivolgono agli adulti, La stirpe del male è il classico film horror, che solo chiamarlo horror dà i brividi, che strizza l’occhio a Blair Witch Project e Paranormal Activity senza regalarci niente di nuovo, con i momenti di tensione che si contano sulle dita di una mano.

Dopo aver passato una misteriosa serata della luna di miele senza ricordarsi nulla, una coppia di giovani sposi si ritrova a fare i conti con una gravidanza inaspettata. Mentre sono intenti a registrare ogni singolo momento, il marito nota degli strani cambiamenti nella moglie che diventa più violenta ed incontrollabile. Il male si sta impossessando così della sua mente e del suo corpo.

Quando ci si trova davanti a pellicole come La stirpe del male viene subito da domandarci se ci sia davvero il bisogno ancora di film di questo genere. Dopo la sorpresa di ‘Oculus’ e ancora prima di ‘Quella casa nel bosco’, che sembravano poter regalare nuova linfa vitale al genere, con questa opera diretta da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, ci ritroviamo di nuovo nell’abisso del già visto, dove non si riesce nemmeno a disturbare lo spettatore.

Sì perché lì dove le immagini dovrebbero davvero destabilizzare, la telecamera amatoriale a mano con cui è girata l’intera opera, non inquadra o sfoca oppure è troppo buio per vedersi e così, invece di creare il vero terrore, si incute solo noia e sbadigli.

Sicuramente il formato scelto non ha giovato nella riuscita della pellicola, che vive nell’ombra di altri film dove il futuro nascituro deriva dal diavolo. In più in questa Stirpe del male non c’è nessuna colonna sonora che possa venire in aiuto ad una sceneggiatura debole e banale, rafforzandone magari i momenti di paura (quei pochi che potrete trovare).

Nonostante questo, ogni tanto qualche sprazzo di buon cinema di genere emerge come la sequenza finale del parto, coadiuvata anche dalla recitazione spontanea e convincente dei due protagonisti interpretati da Zach Gilford e Allison Miller.

Il problema cardine della pellicola, però, sta proprio nei dialoghi che per quanto possano volutamente risultare reali come se stessimo davvero assistendo al filmino, non riescono a costruire quel climax di tensione che ci si aspetterebbe.

Troppi, infatti, i tempi morti all’interno della pellicola che mandano in fumo tutta la costruzione visiva che potrebbe, a quelli con palato meno fino, trovare qualche appeal e così la poca tensione va a farsi, è proprio il caso di dirlo con un film del genere, a benedire.

La stirpe del male è un film quasi mediocre, con qualche picco dal punto di vista visivo, che però non riesce mai ad esplodere nel film horror che vorremmo vedere. Poco godibile.

Sara Prian

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