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La Vérité – Recensione – Venezia 76

Apre la 76° Mostra del Cinema il film del regista giapponese Kore-eda Hirokazu. Ci era già  stato nel 1995 con Maborosi, il suo primo lungometraggio e due anni fa con il thriller The Third Murder. Quest’anno il registro cambia totalmente, La vérité, il suo primo europeo con un cast di star come Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke.

La Denevue interpreta l’attrice Fabienne, madre di Lumir (Binoche) sceneggiatrice e sposata (con Ethan Hawke) e con una figlia piccola. Accorsi  da New York, dopo che la madre di lei ha pubblicato un libro autobiografico.  È  il momento  giusto per i confronti, emergerà infatti la dicotomia amore/rancore, mettendo in discussione le relazioni familiari.

Sì tratta di uno dei film che si discosta totalmente dalle opere precedenti  del regista. Lo stesso Kore-eda ha spiegato che il film è tratto da un suo testo scritto per il teatro, ma mai portato in scena; è proprio di sceneggiature, realtà e finzione, che si parla nel film, applicati sia alla messinscena scenografica sia ai rapporti familiari.

La casa è l’ambiente per eccellenza che rappresenta il focolare, i rapporti e le dinamiche drammatiche interpersonali. Fabienne è attrice, ma ancora prima madre (o il contrario?), ha un rapporto molto contrastato con la figlia, che proprio grazie  alla pubblicazione della sua autobiografia della madre, ha modo di riflettere sulla sua infanzia e sull’ambiente di lavoro che condividono.

La dicotomia tra realtà e finzione è il tema che più viene affrontato. In alcune scene l’incanto in cui viene preso anche lo spettatore, grazie alle parole di Fabienne e Lumir, si distrugge nel giro di pochi secondi, per far apparire la vera natura delle protagoniste.

Drammatico, irriverente e cinico La vérité si stacca dai classici film di impronta giapponese. Si respira un’atmosfera carica di tensione, difficile da sopportare in alcuni tratti, quando diventa drammatica. Impeccabili le interpretazioni delle due protagoniste, nel ruolo del marito quasi fantoccio, l’altrettanto talentuoso Ethan Hawke.

Il mondo delle relazioni familiari è già stato affrontato da Kore-eda, soprattutto in Father and Son e il più recente Un affare di famiglia, premio al Festival di Cannes 2018, la sfida questa volta per il regista, è stata quella di lavorare con delle grandi star, ambientare tutta la vicenda tra quattro mura e mantenere la tensione e l’attenzione viva, tra risate e commozione.

Alice Bianco

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