Recensioni Film

Latin Lover – Recensione

Il mondo femminile e il microcosmo del cinema. 
E’ immerso completamente in questi due universi, intriso di allegorie, simboli e omaggi, Latin Lover undicesimo film di Cristina Comencini.
In occasione del decennale della scomparsa del divo Saverio Crispo, tutte le sue donne si ritrovano nel paese pugliese di cui l’attore è originario, le due ex mogli e quattro delle sue cinque figlie, legittime e non. La moglie italiana e quella spagnola. E le figlie: la primogenita italiana, la seconda figlia francese, la terza figlia spagnola (che è la terza ma si chiama Segunda), la quarta figlia svedese che non ha quasi mai visto il padre. Nel giorno delle celebrazioni, mentre si attende la quinta figlia, la giovane americana riconosciuta solo con la prova del Dna, arriva a sorpresa Pedro del Rio, controfigura e amico di una vita di Saverio. Tra conferenze stampa, omaggi, proiezioni, confessioni notturne, verranno alla luce una serie di rivelazioni sorprendenti. 
Un mosaico di nazionalità, temperamenti, caratteri, colori. Mogli, figlie, amanti, nipoti. Rivalità, amicizie, complicità, e una cospicua dose di segreti che man mano vengono svelati.
Un universo femminile che ruota attorno a un unico uomo, il Latin Lover del titolo, una figura piena di fascino e mistero, simbolo archetipico di quel padre di cui ogni figlia si innamora e insieme incarnazione di quei miti del cinema a cui si concede tutto, in nome di un fascino e di un talento immortale. Ma chi è davvero Saverio Crispo? Solo un divo mitico tanto amato dalle donne? O forse solo un uomo pieno di debolezze che non aveva mai capito le donne fino in fondo? Cosa ha spinto due mogli a sacrificare le proprie vite per lui? Perché le figlie non riescono a vivere, come dirà una di loro, “senza cercare il suo sguardo anche da morto”? Quale è stato il prezzo pagato da queste donne per la leggerezza del padre? Quanti ‘fuori scena’ non raccontati ha lasciato nella sua vita?
Il film è una commedia corale costellata di domande, dubbi, ricerche: sopra a tutte quella dell’identità femminile che va oltre i conflitti, le incomprensioni, le diversità. La scoperta (o il ritrovamento) di un’identità che per un gruppo di donne è soprattutto libertà di essere finalmente se stesse, libere dallo sguardo maschile (come recita Marisa Paredes in una battuta tratta dal cult Eva contro Eva).
Nel corto circuito di rimandi e citazioni cinefile, Latin Lover è prima di tutto un affresco nostalgico e affettuoso del mondo di celluloide, con particolare riferimento al grande cinema italiano della sua età d’oro compresa fra gli anni ’50 e ’70, di cui la regista ha respirato l’aria fin da bambina, assorbendone umori, atmosfere, dinamiche. Ma il film è anche una profonda analisi del mondo femminile, sulla falsariga di tanto cinema corale all-women, partendo da Monicelli (i rimandi a quel piccolo capolavoro che è Speriamo che sia femmina sono evidenti, a cominciare dal gruppo di donne riunite in una magione di campagna), passando per Almodovar (l’utilizzo della grande Marisa Paredes, di Lluis Homar e Jordi Molla è più che un omaggio), arrivando a sfiorare un certo Ozon (e le sue 8 donne e un mistero).
I dialoghi ben scritti e pieni di disarmanti verità (la sceneggiatura è firmata dalla Comencini con Giulia Calenda), una fotografia calda (l’ambientazione in una solare Puglia appare la cornice perfetta per raccontare questa storia), le musiche avvolgenti (frutto del lavoro di Andrea Farri), fanno di Latin Lover una riuscita metafora del cinema e della vita vera.
Con una serie di prove convincenti, le attrici ‘fanno’ il film: dalle  due matriarche (Virna Lisi e Marisa Paredes) alle complesse figlie (da una Angela Finocchiaro, primogenita piena di nevrosi, a una Valeria Bruni Tedeschi, attrice come suo padre, piena di fragilità nascoste da una facciata di glamour francese, fino a una Pihla Viitala. riuscito mix di fascino scandinavo e insicurezze, per chiudere con la cantante australiana Nadeah Miranda nel ruolo della figlia segreta americana, a cui è riservata una chiusura musicale che mescola sogno e nostalgia).
A fare da cornice all’affresco muliebre, un gruppo di uomini scelti ad hoc: dal carismatico Latin Lover Francesco Scianna (la faccia perfetta per il ruolo), all’impenitente playboy spagnolo Jordi Molla, all’ex stuntman Lluis Homar (protagonista di una delle scene più commoventi). Il trio di presenze italiane che completa il cast non è da meno: Neri Marcorè, montatore e fidanzato clandestino, Claudio Gioè, giornalista cinematografico a caccia di scoop, e Toni Bertoreli critico del cinema e biografo ufficiale dell’immortale divo.       
A svettare su tutti è però la presenza di Virna Lisi, a cui è dedicato il film. A lei spetta l’applauso più grande, soprattutto per un’intensa scena madre in cui, ebbra di vita (e di qualche bicchiere di vino), si lascia andare a un’intima confessione, condividendo un segreto riposto da anni con le ‘sue’ donne, e aprendo a quella formidabile leggerezza liberatoria, ingrediente necessario per andare avanti nella vita, e forse anche oltre.

Elena Bartoni 
 

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio