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Le Origini del Male – Recensione

Basato su dei fatti realmente accaduti, Le origini del male, porta la firma della storica casa di produzione di classici film horror, Hammer Film, e ci regala un film di genere sul sovrannaturale ambientato negli anni ’70, con delle buone idee che trovano il loro apice in una regia, di John Pogue, puntuale e dinamica.

Il professor Joseph Coupland (Jared Harris) convince alcuni suoi studenti ed un cameramen, Brian (Sam Claflin), a partecipare ad un esperimento che dovrà portare alla luce un poltergeist. Iniziano così a fare alcuni test sua una giovane cavia, Jane (Olivia Cooke), con profondi problemi psicologici. Il gruppo, però, ben presto si accorgerà di star giocando con il fuoco, evocando una forza mostruosa che non si può controllare.

Le origini del male oltre che un semplice horror d’impronta sovrannaturale, lo si può definire anche come un’operazione di meta cinema, dove Pogue alterna girato del protagonista, sgranato e molto vintage, con quello suo, moderno. Il tutto viene utilizzato in maniera intelligente, in particolar modo il found footage, troppe volte abusato in altre pellicole, qui trova la sua ragione d’essere, con il regista che riesce ad inserirlo al momento giusto, aumentando così la tensione psicologica della pellicola.

Sì perché se c’è una cosa che possiamo imputare a questa pellicola è che forse, macina troppo lentamente, in un climax crescente, dove però tutta l’ultima mezz’ora vale la candela di un intro leggermente troppo pedante e macchinoso.

Le origini del male, infatti, parte molto didascalico con disgressioni pseudo scientifiche dove ragione e soprannaturale si scontrano, ma appena questo viene superato ecco che il film inizia a prendere la sua fisionomia  e la regia può davvero giocare con l’inquietudine dello spettatore.

Piccolezze, in ogni caso, se si guarda la fattura globale dell’opera che rimane di livello molto buono pensando, soprattutto, agli horror propinateci negli ultimi periodi (e di cui si salva solo l’originale Oculus), scialbi e senza ragione d’essere, quasi imbarazzanti.

L’elemento visivo è, assieme al cast, dove spicca una bravissima ed intensa Olivia Cooke, l’elemento di forza del film, riuscendo a calibrare con intelligenza il diverso tipo di supporti. Sgranture, messe a fuoco, luci, ombre, colori, saturazione, permettono allo spettatore di immergersi nelle atmosfere che non eccedono in violenze o splatter.

Le origini del male, infatti, ci regala quello che il trailer ci mostra, dove il vero horror rimane psicologico, dove le varie storie, alcune più volutamente abbozzate di altre, convergono in un finale emotivamente spiazzante.

Sara Prian

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