Le vacanze del piccolo Nicolas – Recensione
Dal 1960 le avventure del Piccolo Nicolas riempiono la fantasia di milioni di giovani lettori. Un caso lettario quello scaturito dalla penna di René Goscinny e Jean Jaques-Sempé che nel 2009 si è trasformato nel primo film, Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, diretto da Laurent Tirard con Maxime Godart nel ruolo del protagonista.
2014: Tirard torna dietro la macchina da presa per mettere in scene Le vacanze del piccolo Nicolas, cambiando per ovvi motivi d’età, il protagonista con un buon Mathéo Boisselier che porta Nicolas con tanto di madre padre e nonna in vacanza al mare dove il piccolo conoscerà nuovi amici ed un nuovo amore.
Le vacanze del piccolo Nicolas mantengono lo spirito umoristico del primo capitolo e dei libri dai cui è tratto, raccontandoci la storia con leggerezza e spensieratezza permettendo al pubblico di rilassarsi in compagnia di un simpatico cast e di una messa in scena che è la vera forza dell’intera pellicola.
I colori pastello (protagonisti veri e propri), le situazioni a volte surreali, avvicinano l’intera pellicola all’affascinante mondo di Wes Anderson con le dovute e debite distanze. Tirard costruisce un universo atemporale, che estranea lo spettatore come i suoi piccoli protagonisti, portandoli e portandoci ad isolarci dal mondo esterno, in una bolla di sapone dalla sceneggiatura leggermente fragile ma sulla quale siamo sicuri che faremo un viaggio delizioso e divertente.
La telecamera di Tirard ci accompagna lungo una spiaggia che sembra quasi disegnata su un foglio con le matite, come se ci trovassimo ad un opera puntinista di Seurat che ci ritrae un momento ben specifico della vita dei protagonisti. Il risultato complessivo è quello di portare lo spettatore in un atmosfera confortevole, conosciuta, a cui è impossibile trovare un vero e proprio difetto.
Da Moonrise Kingdom a Jaws, passando per Shining e Psycho, Le vacanze del piccolo Nicolas, regala alcune raffinatezze e delle citazioni che a noi, amanti di cinema non possono che far piacere.
Sara Prian