Le Week-End – Recensione
Cosa accade all’amore quando si superano i 50 anni? Una risposta prova a darcela ‘Le Week-end’ diretto da Roger Michell, che potrebbe e forse vorrebbe proporsi come un’ideale seguito di Before Midnight di Linklater, sbagliando però l’impostazione con un ritmo troppo lento e asettico.
Nick (Jim Broadbent) e Meg (Lindsay Duncan) sono una coppia inglese ed entrambi hanno superato i 60anni. Decidono di festeggiare il loro anniversario di matrimonio a Parigi. L’incontro con Morgan (Jeff Goldblum) farà capire ai due quali sono le cose importanti nella loro vita.
Ricordate le lunghe passeggiate per Parigi o Vienna o in Grecia di Jesse e Céline nella trilogia di Linklater? Ecco, Le Week-end sembra proprio prendere spunto dallo stile originale nato dalla magica mente di Linklater-Delpy-Hawke e riproporlo in salsa vintage, collocandolo idealmente dopo l’ultimo capitolo della trilogia.
In comune, però, hanno solo l’idea di una coppia che chiacchiera e chiacchiera sulla vita, cercando di ritrovare la passione e l’amore dopo anni e anni di matrimonio. Ma se in Prima dell’alba e seguiti i dialoghi erano il punto di forza, se non le fondamenta, su cui si poggiava l’intera pellicola, qui, nonostante le belle interpretazioni di Jim Broadbent e Lindsay Duncan, diventano il tallone di Achille.
Le Week-end si trasforma in un’opera lenta, fredda, che non emoziona e non dice niente di nuovo e, purtroppo, non ci coinvolge nemmeno.
Difficile affezionarsi a questi due personaggi quando sono tratteggiati in maniera poco incisiva, anche nel momento in cui dovrebbero mostrare le contraddizioni di un’età dove si è troppo vecchi per il sesso, ma anche troppo giovani per non avere più certi impulsi.
E’ un analisi quella che ci offre questo film di un età a cui troppi pochi film fa riferimento, un’ età dove forse non ci si dovrebbe più porre domande, ma vivere nell’accettazione e nell’abitudine di quello che si ha, ma per Nic e Meg non è così. L’interesse principale di Le Weekend, infatti, sta proprio in questa analisi che però risulta a tratti troppo lasciata al caso e, come già detto, fredda.
Parigi è solo una cornice, non diventa protagonista a tutti gli effetti, e Mitchell lascia buona parte del film in mano ai suoi due protagonisti. Del film però rimangono solo alcune scene e dialoghi ben riusciti, dove l’alternanza di diversi toni, che cambiano forse troppo repentinamente, riescono a dare un po’ di verve ad una pellicola che sennò sarebbe troppo piatta.
Il film è permeato da questa velata malinconia non troppo adatta per il periodo estivo e che, probabilmente, toccherà più una fetta di pubblico maturo over 50 che i più giovani, con una scelta coraggiosa di un finale che suggerisce, ma non esplica, che fa intuire, ma non da risposte certe, perché la vita, si sa, è imprevedibile.
Sara Prian