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Let’s Go – Recensione

La vita reale è da sempre lo spunto principale per il cinema. Non serve andare a ripescare vecchi film e farne remake, basta guardarsi intorno e la storia è lì, ad un passo da noi. Questo è l’esempio di Let’s go, documentario diretto da Antonietta De Lillo, che ha deciso di dare un taglio soggettivo nel raccontare la crisi del nostro paese.

Protagonista di questa pellicola è, infatti, Luca Musella, grande fotografo scivolato in maniera inaspettata nella miseria, ma che ha deciso di rimboccarsi le maniche e di non farsi schiacciare da una realtà che fa di tutto per metterci sotto, ogni giorno.

Ci si può rialzare, si può mettere da parte i pensieri negativi e aggrapparsi con tutte le proprie forze alla volontà. Reinventandosi, magari, vivendo una nuova esistenza, scoprendo che, attorno a noi, c’è un mondo invisibile anche agli occhi di un fotografo esperto. Ed è così che il fulcro della vicenda diventano anche i rapporti umani, quelli che troppe volte diamo per scontati, perché siamo di corsa, perché viviamo a mille all’ora e non abbiamo mai tempo.

Poi la vita ce lo sbatte in faccia questo Tempo, forse anche troppo, ci costringe a fermarci e a guardarci attorno e a riscoprire persone, posti, sentimenti, vita.

Quello che racconta Let’s go è la vita dei nuovi poveri, una nuova fetta di società in drammatica crescita. Gente che fatica, come lo stesso Luca, a raccogliere i soldi per potersi permettere di mangiare, ma che possiedono computer e maglie firmate. Elementi che contrastano con l’immaginario collettivo di povertà, ma che permette a queste persone di mantenere un ideale collegamento con quello che erano. Accettare quello che si è ora, con il ricordo incollato sotto la pelle di quello che si era.

La regia, fortemente minimalista e attenta ai dettagli, aiuta l’opera ad arrivare in maniera intelligente allo spettatore, regalando uno specchio non così triste come si potrebbe pensare, ma costellato di positivismo esattamente come Luca stesso affronta la sua esistenza, in un alternarsi di vita vissuta e riflessioni più generali sulle condizioni dell’uomo.

De Lillo descrive un percorso, irto e complicato, di reinvenzione sociale di se stessi, trovandosi, come Luca, in una condizione in cui è più facile  rapportarsi con un extracomunitario che vive le sue stesse difficoltà. Essere estranei nel proprio Paese, degli stranieri in cerca di una nuova patria dove potersi chiamare uomini di nuovo.

Sara Prian

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