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Lincoln – Recensione

Spielberg torna al cinema dopo “War Horse” con un film interamente dedicato al presidente più amato degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln, con un’opera storiografica e dettagliata della vita, e dei retroscena, che portarono il Presidente ad abolire la schiavitù nella nazione dalle stelle e le strisce. Il film meno Spilberghiano del regista  è basato sul libro “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln”, della scrittrice Doris Kearns Goodwin, e come esso mette in risalto le scelte politiche e personali che portarono Lincoln ad abolire la schiavitù negli Stati Uniti d’America.

Ambientazioni “in door” e poche battaglie non limano la qualità dell’opera, che si fonda tutta sulle capacità attoriali delle star del cast. La più lucente è quella di Daniel Day-Lewis, che si trasforma, non solo grazie al make-up, nella copia perfetta del sedicesimo presidente made in USA. Dal punto di vista della sceneggiatura è invece impeccabile la scelta di concentrarsi nella fase conclusiva della carriera di Lincoln, eliminando gli eroismi della battaglia di Gettysburg, relegandoli al ricordo di un leader giovane e forte in favore di un capo saggio, più vetusto e maturo.

Lincoln viene omaggiato come guida e sostegno della Nazione, e come uomo fragile e devoto alla famiglia, ma la novità è l’accezione machiavellica che Spielberg regala alla sua figura. “Il fine giustifica i mezzi” riassume l’operato svolto per abolire la schiavitù dal più grande repubblicano della storia politica americana. Il suo gesto rimane comunque nobile, ma si può dire lo stesso dei suoi successori che hanno adottato lo stesso motto?

Eva Carducci

 

 

 

 

 

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