L’incredibile storia di Winter il Delfino 2 – Recensione
Quando tre anni fa uscì il primo capitolo de L’incredibile storia di Winter il delfino, tutti rimanemmo sorpresi della buona fattura della pellicola, di come riuscisse a coinvolgere le famiglie e, soprattutto, come i più piccini potessero provare empatia per i protagonisti. Il secondo capitolo, che vede sempre al timone l’ex attore, Charles Martin Smith, non delude le aspettative portando grandi attori in piccoli ruoli e facendo commuovere il pubblico più adulto, nonostante qualche evidente difetto.
Sono passati alcuni anni da quando Sawyer (Nathan Gamble) con l’aiuto del Dr. Cameron McCarthy (Morgan Freeman) e del Dr. Clay Haskett (Harry Connick Jr.) hanno dato una nuova vita al delfino Winter, creandogli una coda prostetica. I problemi prò non sono finiti, quando la madre surrogata di Winter, muore e, secondo le leggi USA, il delfino non può rimanere in solitudine. Il personale del Clearwater dovrà combattere contro il tempo per trovargli un nuovo amico che gli permetta di rimanere lì con loro.
Con un passaggio in più rispetto al precedente, Winter il delfino 2 torna a sviluppare quello che poteva essere un documentario, ma che poi si è trasformato in film: la vera storia dell’ospedale marino di Clearwater, diventato simbolo, proprio per il delfino, di moltissimi mutilati americani. Smith, mantenendo vivo il motto dell’acquario-ospedale “salva, riabilita, libera”, si concentra, questa volta, non solo sulla funzione terapeutica che possono avere gli animali, ma dedica la sua attenzione anche al Clearwater in sè, parlando sotto forma di finzione, ma con una vena documentaristica, dei costi che queste strutture devono sostenere e di tutti quei paradossi, se non compromessi, che si devono accettare per poter portare avanti il proprio progetto.
Paragone azzardato, forse, ma nel vedere la protesi di Winter diventare simbolo se non ispirazione per quelle umane, il pensiero non può non andare a Sdentanto e Hiccup della saga di Dragon Trainer. Sì perché immaginari, come i draghi, oppure no, il potere “salvifco” e, come già detto, terapeutico degli animali diventa l’anima di questa pellicola, lasciando però, purtroppo, in secondo piano elementi fondamentali per rendere il film convincente al 100 percento.
Infatti, lasciando tanto, troppo forse, spazio agli animali, si finisce per dimenticare di donare spessore agli esseri umani, errore che era meno evidente nel primo capitolo, che si trasformano qui in schizzi, in bozze appena accennate.
Questo non toglie che L’incredibile storia di Winter il delfino 2 sia un discreto film per famiglie con la sua morale e momenti strappalacrime, fatti per intenerire anche il curoe più duro degli adulti.
Sara Prian