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Love Actually – Recensione

Esperto in commedie romantiche e brillanti, il regista e sceneggiatore Richard Curtis confenziona Love Actually (L’amore davvero), film corale del 2003, made in London, incentrato sull’amore e ambientato in periodo natalizio, il più dolce e sentimentale dell’anno. 

Il talento di Curtis è ben noto fin dalla creazione (insieme all’attore Rowan Atkinson) di Mr. Bean, il personaggio più “british” del grande e piccolo schermo, oltre che per la sceneggiatura del film Quattro matrimoni e un funerale (1994), nominata agli Oscar, e gli script delle pellicole di successo Notting Hill (1999) e Il diario di Bridget Jones (2001). Con Love Actually lo sceneggiatore si pone anche dietro la macchina da presa senza smentirsi in genere e stile.

Il film si inserisce perfettamente nel filone delle commedie corali romantiche (tra le altre: La verità è che non gli piaci abbastanza del 2009 e Appuntamento con l’amore del 2010) riunendo i volti di grandi attori, in questo caso il meglio del cinema britannico: Hugh Grant, Colin Firth, Liam Neeson, Emma Thompson, Alan Rickman, Bill Nighy, Keira Knightley, Laura Linney e Rowan Atkinson

Precedendo e, probabilmente, fungendo da modello alle pellicole americane analoghe sopra citate, Love Actually ha come vero protagonista l’Amore, sentimento universale dalla forza indiscussa che in periodo natalizio appare più sdolcinato che mai. Da qui si prevede lo smielato romanticismo del film e l’inevitabile lieto fine della fitta trama di vicende intrecciate, in cui l’Amore si esplica. Tra alcune: Mark (Andrew Lincoln) è innamorato segretamente della sposa del suo migliore amico, Juliet (Keira Knightley); lo scrittore Jamie (Colin Firth), tradito dalla ragazza, si rifugia in un cottage in Francia dove si innamora della graziosa domestica portoghese Aurelia (Lucia Moniz); il primo ministro inglese (Hugh Grant) si invaghisce e inizia una relazione con la segretaria Natalie, e così via in un susseguirsi di numerose brevi storie stereotipate dai soliti clichè, propri del genere romantico. 

Nonostante l’eccessivo romanticismo e la prevedibilità delle vicende, si può apprezzare il modo di raccontare equilibrato, mai sopra le righe, supportato da ottime interpretazioni, e una sceneggiatura che non manca di scene comiche e che tiene attento lo spettatore nel cogliere i legami tra i vari personaggi e le suggestioni di una Londra “caldissima”.

Certo, per la sua alta dose di dolcezza, Love Actually rischia di far venire il “diabete” ma, ben strutturato e ben fornito della giusta mescolanza di sentimenti e comicità, non manca di suscitare sorrisi e far sognare. Un film che, pur non essendo il miglior lavoro di Curtis o una pietra miliare della storia del cinema, può risultare piacevole da vedere con animo leggero e ben disposto a pensieri sereni e positivi, magari sotto Natale e sorseggiando una bella tazza di cioccolata calda.

Elisa Cuozzo    
 

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