Ma come fa a far tutto? – Recensione
Tratta dall’omonimo libro “Ma come fa a far tutto” di Allison Pearson, sbarca nei cinema d’Italia la commedia per famiglie con Sarah Jessica Parker.
Kate è una donna in carriera con un lavoro che le prende la quasi totalità del tempo, il restante lo divide fra i due figli e l’adorabile marito. Una famiglia unita, dove nessuno si lamenta, per il momento e dove il gioco dei ruoli si adatta alla perfezione alla modernità dei tempi che corrono, con una baby sitter più assente che presente, la crisi economica, le torte da portare a scuola, e i mariti che svolgono anche i lavori di casa. La bella Kate arriva ad un punto cruciale della sua vita, finalmente è giunta la svolta lavorativa che aspettava e per raggiungere la vetta, dovrà spostarsi con sempre maggiore frequenza da una città all’altra in compagnia del fascinoso Jack Abelhammer (Pierce Brosnan), con il tacito assenso del marito, incredibile ma vero, l’unica che inizia a risentire della situazione è la figlia maggiore, che instaura nella madre il senso di colpa per le lunghe assenze e la porta a chiedersi se davvero sia giusto sacrificare tutto per il successo. “Ma come fa a far tutto” è una commedia leggera, diretta da Douglas McGrath, che concentra l’attenzione sulle madri moderne, sulle problematiche lavorative e la difficoltà nel coordinare i vari aspetti della vita, e lo fa giocando con i protagonisti, alternando il racconto con intermezzi in cui i personaggi secondari si rivolgono direttamente alla telecamera per esprimere il loro punto di vista su un determinato tema. Il film è interamente incentrato sulla figura di Kate, e quindi di Sarah Jessica Parker, che sembra aver definitivamente detto addio alla indecisa Carrie di “Sex & The City” per prestare il volto alla mandria di madri quarantenni di oggi, per farsi portavoce ufficiale dei loro problemi e delle difficoltà, gioie e situazioni di tutti i giorni, ma ovviamente lo fa a modo suo, ovvero correndo da una parte all’altra del paese su un rigoroso tacco dodici!
Sonia Serafini