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Mai Morire – Recensione

Mai morire del regista Enrique Riviero, in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, è stato presentato in anteprima mondiale ed accolto con un grande applauso.
Il film entra in profondità, scavando gli angoli più reconditi dello spettatore, cercando di farlo riflettere sul tema della morte, come parte inevitabile della vita.
Affronta questo tema raccontando la vicenda della protagonista, una donna messicana di nome Chayo, che si trova ad accudire sua nonna negli ultimi mesi di vita che le rimangono.
Chayo, come tutti, non accetta l’idea della morte e quindi tenta in tutti i modi di tenere attaccata alla vita sua nonna, che invece sembra non voler proseguire il suo viaggio ed accettare la sua fine, speranzosa in una vita oltre la morte.
Chayo attraverso questi mesi capirà che nessuno può scappare dalla fine e solo nel momento in cui potrà essere in grado di accettare questa idea e quindi trovare una logica nel morire, scardinerà il senso della sua vita e alienandosi dalla realtà e dalle regole che comandano l’esistenza andrà in cerca della sua più profonda libertà interiore.
Un film lento con inquadrature che si soffermano sui dettagli per fare in modo che siano essi stessi a regalarci il senso dell’esistenza, consigliato ai cinefili e a chi vuole immergersi in una riflessione profonda sul senso dell’esistenza.

Veronica Corsi

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