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Marguerite – Recensione

Cosa succede quando tutti ti dicono che hai talento e poi, non appena ti scontri con la realtà, scopri che erano solo bugie?

Su questa idea si basa il bellissimo Marguerite di Xavier Giannoli che racconta la storia vera di Marguerite D’umore, una donna di alta borghesia con la passione per il canto lirico che, nel dopoguerra, organizzava concerti nella sua sfarzosa villa dove si esibiva acclamata da tutti i suoi ospiti, nonostante le sue evidenti incapacità di cantare.

Giannoli mette in scena un dramedy convincente e divertente che diventa anche un pretesto per raccontare una realtà che ci tocca anche ai nostri tempi, i tempi dei talent show. Migliaia di ragazzi si ritrovano all’interno degli studi televisivi  a cantare, a mettersi in mostra, venendo esaltati, dichiarati e creduti bravissimi, vivendo in un microcosmo dove sono già delle star. Poi i riflettori si spengono, la realtà entra prepotente nella vita e si ritrovano costretti a scendere da quel piedistallo di carta.

Marguerite è un film elegante, che si compiace della sua sinuosa messa in scena, delle sue straordinarie e simmetriche inquadrature e che diverte con intelligenza e un pizzico d’ingenuita’, la stessa che ritroviamo nelle espressioni di un’attrice straordinaria come Catherine Frot, che riesce ad arrivare con potenza e dolcezza allo spettatore.

Giannoli gioca con i ritmi della commedia, inserendo quel pizzico di dama necessario ad una storia che sta benissimo in piedi da sola, grazie ad una regia attenta, che svela pian piano l’inganno messo in scena, trascinando tutta l’attesa di sentire cantare Marguerite in una sonora quanto liberatoria risata per il pubblico.

Sara Prian

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