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Maze Runner – Il Labirinto – Recensione

Ancora un adattamento da una trilogia, ancora una volta sul genere distopico young adult. Ma Maze Runner – Il Labirinto, debutto al lungometraggio di Wes Ball, è una buonissima opera, che trova il suo unico difetto nel velocizzare troppo tutta la narrazione, non lasciando il tempo allo spettatore di assimilare quello che sta vedendo.

Thomas (Dylan O’Brien) si risveglia all’interno di un ascensore con la memoria completamente cancellata. Quando le porte si aprono, il ragazzo si trova davanti un folto gruppo di suoi coetanei che gli danno il benvenuto nella radura: uno spazio verde delimitato da grossi muri di pietra. Al di là di essi si trova il labirinto, abitato da esseri malvagi pronti ad uccidere chiunque si trovino sul loro percorso. Toccherà a Thomas trovare una via di fuga.

Adattare una saga sembra la nuova mania di Hollywood, ma ben venga se tutto viene ricreato come ha fatto Wes Ball che rimane, tranne per qualche particolare, completamente fedele al libro, in un primo capitolo che, per quanto possa essere adrenalinico, non possiamo non definire introduttivo.

Infatti, attraverso gli occhi di Thomas, veniamo a scoprire le regole che popolano questa nuova società distopica, dove scontri e alleanze diventano l’ossatura principale della sceneggiatura. E qui troviamo la prima e, forse, unica falla della pellicola: quella di non dare, come detto, tempo allo spettatore di entrare bene nei meccanismi che regolano la Radura tanto quanto il labirinto e, soprattutto, di non riuscire a mostrare in maniera totalmente convincente i rapporti tra i personaggi. Questo finisce per inficiare la tensione emotiva della pellicola (pecca che, però, si poteva ritrovare anche nel libro) a beneficio però di una tensione adrenalinica che non lascia lo spettatore nemmeno per un minuto.

La tematica metaforica di base sul fatto di superare l’ignoto per trovare le risposte che si cercano in un mondo di paure e ansie, rimane stabile anche nella pellicola con un copione che riesce, un po’ come aveva fatto il sottovalutato The Giver, ad evitare qualsiasi tipo di luogo comune e anche dal punto di vista visivo, Ball non cade nell’errore di riproporre scene ripetute, riuscendo a dare un ritmo serrato all’opera.

Maze Runner è un ottimo pop corn movie, dove l’intrattenimento non manca  e nel quale, speriamo, tutti i quesiti lasciati aperti e poco approfonditi di questo capitolo, trovino la loro ragione di essere con il secondo: Maze Runner – La fuga, la cui produzione inizierà il prossimo dicembre.

Sara Prian

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