Monsters University – Recensione
“Monster & co.” ci aveva aperto con intelligenza ed arguzia le porte di un accattivante universo fanta-umoristico, vale a dire l’ambiente lavorativo in cui si muovono i mostri “immaginari” che di notte terrorizzano i bimbi penetrando nelle loro camere. In questo prequel vediamo come i due protagonisti, il monocolo verdastro Mike e il simil-Yeti Sulley, si conobbero all’Università dei mostri e frequentarono assieme il corso di Spaventologia. Dapprima acerrimi rivali, finiranno per stringere alleanza ed affrontare assieme le difficoltà, per poi diventare amici inseparabili. Il tutto, chiaramente, tra imprevisti e guai a non finire. Siete spettatori adulti e fan intransigenti del puro spirito Pixar? Avete amato il primo capitolo per la maestria nel coniugare ilarità e tenera sensibilità? Allora potreste essere tentati di bocciare senza appello il film, liquidandolo come stucchevole mosaico di colori e movimento dove non manca niente tranne quel tassello fondamentale chiamato poesia. E avreste in parte ragione, se non fosse che stavolta le intenzioni di regia e sceneggiatura sono radicalmente diverse. Si punta all’azione, al divertimento goliardico e, prima di tutto, alla risata. E se il proposito è inseguito con fin troppa generosità, non si può negare che l’obiettivo sia centrato in pieno. Una schiera di personaggi spassosi ed originali è infatti coinvolto in una quantità industriale di gag e battute esilaranti, costituendo forse la maggior concentrazione di trovate (riuscite) fino ad oggi riscontrabile in un lungometraggio sfornato dalla casa di John Lasseter. Effetti collaterali di tale sfavillante abbondanza sono una certa tendenza a strafare, a sovraccumulare idee e situazioni, inanellandole a tutta birra. Un miglior bilanciamento di comicità ed evoluzione psicologica dei caratteri (perché un risvolto serio è presente, eccome, ma è relegato quasi in secondo piano) avrebbe probabilmente giovato anche sul piano dell’intrattenimento. Dal punto di vista tecnico ed estetico il prodotto è invece inattaccabile, a cominciare da un 3D eccellente. L’effetto tridimensionale viene sfruttato saggiamente per conferire profondità ed ariosità ai grandi spazi, e per dare risalto alla ricchezza scenografica degli ambienti. Si consiglia perciò la fruizione in sala, in modo da godere appieno del vasto campo visivo a disposizione (più di una volta sarete portati a muovere lo sguardo in lungo e in largo, in cerca di dettagli sfuggiti). Superfluo inoltre ogni elogio alle strabilianti animazioni, ed alla fluidità di corpi, movenze, ed espressioni facciali. Se si è disposti a chiudere un occhio su alcuni eccessi “Monsters University” è un passatempo ricco di sorprese, gradevolmente eccentrico, da condividre coi propri pargoli o col fanciullo che risiede in ciascuno di noi.