MultipleX – Recensione
Dopo Cronaca di un assurdo normale, Stefano Calvagna torna ad utilizzare il metacinematografico in un genere come l’horror/thriller per lui inedito.
Opera meno impegnata delle precedenti ed evidentemente più divertita, MultipleX racconta la storia di un gruppo di ragazzi che, per una scommessa, decidono di rimanere dentro ad un multisala dopo la chiusura. Il guardiano del cinema, con problemi psichici, si accorgerà della loro presenza ed inizierà con loro una caccia al gatto con il topo.
Calvagna riesce nell’intento d’intrattenere lo spettatore, nonostante ci siano degli evidenti difetti. Prima su tutti la mancata caratterizzazione dei personaggi, a partire proprio dal guardiano, che finiscono per essere delle macchiette stereotipate all’interno di una situazione per niente originale e che ricalca i teen horror americani.
Quello che invece risulta ben confezionata è l’ambientazione che trasmette un senso claustrofobico allo spettatore il quale, trovandosi in un cinema, è come se vivesse in prima persona i fatti che accadono. La location, quindi, si trasforma da scatola dei sogni in generatore di incubi, sfruttando sapientemente il ribaltamento delle figure che di solito la abitano.
Se dobbiamo, infatti, trovare qualcosa di originale in MultipleX, sta proprio nel fatto di utilizzare un luogo frequentato da tutti e ribaltarne le connotazioni, riempiendo però il tutto con situazioni già viste e recitate quasi al limite dell’amatoriale.
Fondamentale per la riuscita del film oltre ad una fotografia molto ben curata è la colonna di Claudio Simonetti che riempie lì dove c’è il vuoto, creando ulteriore tensione alle varie sequenze.
E’ vero gli sviluppi della vicenda sono prevedibili, ma Multiplex si presenta come un buon omaggio al genere che ammicca all’appassionato, creando un b-movies accettabile.
Sara Prian