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Nomi e cognomi – Recensione

È l’attualità ad essere al centro della pellicola di Sebastiano Rizzo, Nomi e Cognomi, il suo primo lungometraggio, ha deciso di dedicarlo a quel giornalismo eroico che lotta per contrastare la criminalità organizzata.

Il protagonista è Domenico “Mimmo” Riva (Enrico Lo Verso) un giornalista del Sud che, dopo aver fatto carriera a Milano, torna nella sua terra d’origine per dirigere un quotidiano locale. La moglie e le due figlie vorrebbero che fosse più presente in casa, ma il lavoro lo assorbe completamente. Quando Mimmo e la redazione prendono di mira la malavita locale, incentrando le indagini su una discarica che sta contaminando il terreno con sostanze tossiche, è lì che iniziano le minacce: telefonate anonime, proiettili in busta chiusa, un’autobomba. Ad esserne preoccupati il suo editore e la moglie che teme per l’incolumità della famiglia.

Già autore della fiction Le mani sulla città, Rizzo non si discosta poi molto dal mondo che sa raccontare ed è così che con Nomi e Cognomi si è davanti all’esempio di una pellicola appartenente al cinéma vérité, un film a metà fra il romanzesco e il documentario.

Negli occhi di Lo Verso è insito lo spirito patriottico e la denuncia sociale del film; Mimmo è infatti il simbolo di tutti quei cronisti che non hanno paura di dire la verità, che con quella voglia di libertà e il proprio coraggio intellettuale (loro ma dei cittadini stessi), combattono per abbattere un muro di omertà.

Nomi e cognomi, identità di coloro che vogliono rimanere nell’ombra, responsabili della malavita, vengono così smascherati da giornalisti come il protagonista, che di generalità ne denunciano e a tutti i costi. La famiglia, in special modo la moglie, una brava Maria Grazia Cucinotta, rappresenta proprio tutte quelle donne e famiglie, che vivono in questo clima poco sereno ed in balia degli eventi, sacrificandosi per la crociata intentata dai propri familiari.

Ottima quindi l’idea di Rizzo, però la pellicola sembra un po’ troppo ancorata all’idea di fiction. Nella sceneggiatura è ben visibile la mancanza di originalità, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi, non c’è nemmeno la giusta tensione ritmica e anche la regia è molto semplice, ma il nobile intento è ben visibile.

Nel complesso quindi, Nomi e Cognomi rappresenta un buon esordio, va a toccare argomenti che spesso si preferisce non trattare e alla fine ciò che è importante è il messaggio finale: la libertà di stampa è un valore da proteggere e per il quale è giusto combattere a spada tratta.

Alice Bianco

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