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Oltre i confini del male – Insidious 2 – Recensione

James Wan ed il fido sceneggiatore James Whannell, creatori del longevo franchise di “Saw – L’enigmista”, proseguono le terrificanti disavventure della famiglia Lambert. Josh era riuscito a salvare il figlioletto Dalton dagli spiriti malefici che bramavano possederlo, introducendo la propria anima nel mondo dell’altrove e riportando indietro il corpo astrale del bambino. Purtroppo l’oscura signora, con la quale lo stesso Josh ebbe a che fare da piccolo, ha colto l’occasione per tornare e seminare la morte. Fermarla sarà dura, e servirà l’aiuto di vecchie conoscenze. Come nel primo “Insidious” Wan e Whannell ambiscono a mettere in scena un horror senza sangue, puntando su una minaccia ultraterrena che si lasci soltanto intuire per poi manifestarsi e prendere gradualmente consistenza. Al pari di tanti, troppi loro colleghi negli ultimi anni, peccano però di presunzione e superficialità. Rispetto al precedente capitolo si conferma anzi la sensazione che il realismo macabro sia assai maggiormente nelle loro corde, e che farebbero meglio ad accantonare certi sterili esercizi di stile soprannaturali. Anche in questo caso la regia indovina il passo, adeguatamente lento e sospeso, ma risulta tanto volenterosa quanto carente di ispirazione. Tra citazioni o prestiti evidenti (da Shining a Twin Peaks), momenti di attesa eccessivamente prolungati e lampi di ferocia spettrale troppo ripetuti, la ridondanza non riesce a far rima con efficacia. Continua inoltre a non convincere la contaminazione dell’orrore con il dramma sentimentale, e permangono le sequenze in cui si ridacchia a sproposito sebbene non ai livelli del numero 1 (dove la scena della seduta spiritica sembrava concepita per essere gettata in pasto agli autori di Scary Movie). Ci sono sempre aggiunte umoristiche volontarie, affidate ai soliti duetti degli assistenti Spec e Tucker. Peccato risultino posticcie, per quanto abbastanza divertenti, e si leghino al contesto come una tavoletta di cioccolato in un minestrone.  Non malvagia, invece, l’idea del viaggio temporale nell’ultima mezz’ora con aggancio agli avvenimenti del prologo e a quelli del primo film. Per spettatori facilmente impressionabili, semmai fossero interessati a pellicole del genere.

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