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Oltre il Mare – Recensione

Un gruppo di giovani studenti universitari, cinque ragazzi e tre ragazze, parte per una vacanza in campeggio in Puglia,vicino Otranto. Un eterogeneo gruppo di tipi umani.
C’è Francesco, figlio del ristoratore Luigi e della tedesca Esther, che ha appena incassato un duro colpo dalla sua ragazza Nicoletta che gli ha chiesto un periodo di pausa. C’è poi Sergio, studente di lettere aspirante giornalista, estroverso e brillante, che è legato a Susan, studentessa di pianoforte che sacrifica le vacanze in vista dell’esame di ammissione in una prestigiosa accademia. Susan è la migliore amica di Nicoletta e di Alessandra, la ragazza di Guglielmo, un altro componente della comitiva. Guglielmo va in vacanza senza la ragazza che ha bisogno di lavorare tutta l’estate per pagarsi gli studi. Completano il gruppo Giuseppe, sbruffone figlio di papà, Giordano, grassoccio e politicamente impegnato, Claudia, aspirante velina minorenne, sua sorella Carmen e Filomena, che hanno un rapporto molto intimo e profondo.  Al campeggio, il gruppo conosce le tre nipoti italo-inglesi del loro ex professore di liceo Ciampi: Angie, Betty e Mary.
Francesco, preoccupato del suo futuro con Nicoletta, resta spesso in disparte: la notizia del possibile flirt della ragazza con un altro lo rende ansioso e depresso. Mentre Sergio allaccia una relazione con Angie, Guglielmo si lega a Betty pur continuando a recitare la parte del perfetto innamorato con Alessandra. Tra notti trasgressive, musica, sesso, tradimenti, la vacanza trascorre tra alti e bassi. Ma un tragico epilogo sulla strada del ritorno riporterà il gruppo al duro contatto con la realtà.
“Mi serviva uno spartito che suonasse una musica universale sui giovani, senza darne un giudizio” così il regista Cesare Fragnelli ha riassunto il suo approccio al film. Una pellicola che, continua il regista, non avendo la presunzione di conoscere “i giovani” in senso universale, vuole raccontare “questi giovani” ma soprattutto un valore eterno come quello dell’amicizia, valido a qualsiasi latitudine. Un gruppo di ventenni di oggi legato da sentimenti universali come amicizia, sofferenza, tradimento, ma anche dall’irrompere della realtà della morte. Tante piccole storie di ragazzi che si sentono immortali. Fino all’incontro con la morte. Una specie di “ultima estate” della giovinezza.
Merito del regista, qui alla sua opera prima, è quello di aver girato un film “senza patina” e di aver restituito una fotografia dei giovani così come sono, con le loro debolezze e le loro paure e di averli piazzati nel microcosmo di un camping, un “non-luogo” che rappresentasse lo sfondo neutro dei loro sentimenti. L’aver messo la macchina da presa letteralmente “addosso” ai ragazzi, quasi a pedinarli in ogni respiro, in ogni battito, in ogni istante, conferisce certamente una nota realistica apprezzabile che allontana dal troppo abusato stereotipo della ‘gioventù mocciana’.
Ma le ingenuità di regia sono tante come pure la banalità di dialoghi e situazioni e l’approccio scontato ai soliti temi “giovani” per eccellenza come l’(ab)uso di droghe o il sesso facile. Per non parlare della recitazione di alcuni ragazzi, in qualche caso davvero imbarazzante. Si fanno notare, forse per la maggiore esperienza maturata, Alessandro Intini (già visto fra l’altro in una puntata de “Il commissario Montalbano”) nel ruolo del carismatico leader Sergio e Nicola Nocella (bravissimo “figlio più piccolo” per Pupi Avati) nei panni dell’”impegnato” Giordano.
Menzione speciale meritano i tre attori professionisti che interpretano gli adulti: Paolo Sassanelli, convincente ristoratore pugliese in odor di premio culinario, Marit Nissen, nei panni di madre apprensiva e moglie tedesca del suddetto ristoratore, ma soprattutto Cosimo Cinieri (grande attore di teatro e volto noto al grande pubblico come testimonial di una nota marca di biscotti) che, con indubbio mestiere, interpreta il vecchio professore di liceo a cui è affidato il compito di regalare l’unico momento davvero valido del film con un toccante discorso che riconduce al grado zero dell’esistenza nella ricerca di un senso che la morte sconfigge.

Elena Bartoni

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