Onirica – Recensione
Con Onirica – Fields of dogs Lech Majewski conclude la sua trilogia dedicata ai grandi maestri della cultura, iniziata nel 2004 con il bellissimo ‘Giardino delle delizie’ che omaggiava Hieronymys Bosch, proseguita poi con l’iter nel dipinto di Bruegel ‘La salita al Calvario’ in un’opera originale ed interessantissima.
Qui siamo davanti all’ultimo grande maestro per il regista, colui che più di tutti ha saputo distinguere la luce dalle tenebre: Dante Alighieri.
La sua opera più famosa, La Divina commedia, letta da una voce di un audiolibro, diventa qui lo spunto metaforico per il percorso che compie il protagonista.
Egli è, infatti, un moderno Dante che ha perso la sua Beatrice e il suo Virgilio in un tragico incidente e che, per elaborare il lutto, è costretto ad attraversare i gironi dell’inferno per poi passare al Purgatorio ed, infine, approdare al Paradiso dove può finalmente riabbracciare la sua amata, sia che ella sia un semplice ricordo o una figura reale.
La vita del giovane protagonista, turbolenta e che passa dall’oscurità alla ricerca di quelle stelle che possono di nuovo illuminargli la vita, diventa anche lo specchio dello stesso Majeswki. Il cineasta, infatti, si sente anche lui smarrito in una selva oscura dopo le tragedie che hanno colpito la sua terra d’origine, la Polonia, negli anni passati.
Majewski riesce ad espiare i suoi drammi e le sue paure unendo letteratura e cinema, mentre il suo protagonista, in un percorso parallelo e doloroso, riesce a rifugiarsi solamente in una dimensione onirica, dove è la bellezza a fare da padrone in contrapposizione con lo scialbo e la semplicità della realtà in cui vive.
‘Onirica’ parte quindi da delle idee e da dei presupposti interessantissimi che però non riescono ad essere messi in scena in maniera accattivante e coinvolgente. Majewski, infatti, sovraccarica lo spettatore di nozioni e di subplot filosofici, dove quasi ogni sequenza meriterebbe un’analisi a parte.
Questo porta il pubblico a perdere l’attenzione sul significato di quello che sta vedendo, lasciandosi semplicemente trascinare da delle immagini suggestive e potenti che però hanno il pregio di parlare da sole.
Una buona occasione, un po’ troppa densa, ma che comunque va premiata per l’idea e la visione d’insieme.
Sara Prian