Ouija – Recensione
Non siamo in estate eppure nelle nostre sale arriva Ouija, debutto alla regia di Stiles White, un tipico teen horror d’agosto, che nonostante non abbia nulla di originale si lascia guardare con piacere, intrattenendo quanto basta il suo giovane pubblico grazie ad un cast prettamente telefilmico come la protagonista Oliva Cooke di Bates Motel, Daren Kagasoff de La vita segreta di una teenager americana o Shelley Henning, la Malia di Teen Wolf.
E’ proprio del personaggio di quest’ultima che il gruppo di amici deve superare la tragica morte e per farlo decidono di provare a contattarla tramite la tavola Ouija. Dall’altro lato, però, non sarà la loro amica a rispondere, ma uno spirito tormentato in cerca di vendetta.
Premettiamo subito che Ouija è tutt’altro che un film memorabile, anzi. Il grande uso di cliché e di situazioni classiche del genere, non aiutano la pellicola ad imprimersi nell’immaginario collettivo come possono aver fatto delle piccole-grandi perle di genere come Oculus l’anno scorso o, l’ancora inedito in Italia, The Babadook. Da Stiles White, esperto di effetti visivi, ci si aspettava, infatti, almeno un’impronta visual accattivante e coinvolgente, invece, di spaventevole, c’è poco o niente.
Il problema della pellicola sta proprio nella mancanza di un iter narrativo diverso dal solito, di qualcosa che possa mettere fuori strada uno spettatore che di film di genere ne ha già visti moltissimi. Invece qui White non osa, non rischia, decide di fare diligentemente il suo compitino sfornando un horror che, come detto, si lascia guardare, ma anche dimenticare molto in fretta.
Superficiale e con poco mordente, a questo Ouija mancano le idee, la piattezza dello script si trascina per tutta la pellicola senza riuscire a regalare nemmeno un brivido allo spettatore, nonostante un’ottima protagonista come la Cooke. Anche il climax non riesce a crescere fino a creare la giusta tensione che per un film di questo genere è d’obbligo, ma che White e la sua squadra non riescono nemmeno per un secondo a regalarci.
Ouija si perde quasi fin dalle prime battute e nonostante si lasci guardare ed intrattenere, non ci offre uno spunto degno di poter dire che l’operazione sia riuscita.
Sara Prian