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Out of the Furnace – Recensione

La vita di Russell Baze (Christian Bale), operaio in un’acciaieria, è durissima. Suo padre è malato terminale di cancro, mentre l’amato fratello Rodney (Casey Affleck), reduce dall’Iraq, è schiacciato dai propri debiti e rimane invischiato in un giro di incontri di lotta clandestini gestito da una spietata organizzazione criminale. Quando i delinquenti uccidono Rodney, Russell decide di fare giustizia con le proprie mani. Privo, e d’altronde non alla ricerca di originalità, è un dramma a tinte forti sul tema ricorrente dell’individuo non malvagio trascinato suo malgrado in una situazione che lo obbliga a combattere ed uccidere. La violenza, esplicita eppure mai gratuita, occupa tuttavia un ruolo marginale nello sviluppo della vicenda, e costituisce un mezzo piuttosto che un fine. Contano i personaggi, i dialoghi, i caratteri esplorati da uno stile di regia asciutto e diretto. Efficace il ricorso al montaggio alternato (l’uccisione del cervo, la pressione sulla siringa in sovrapposizione allo sparo), evocativa fotografia crepuscolare, discreta colonna sonora. Purtroppo la direzione di Scott Cooper , per quanto servita da un cast straordinario in cui si fa apprezzare un truce ed odioso Woody Harrelson, non schiva del tutto le insidie di una monotonia sempre in agguato. Il procedere fondato su sciagure e rimpianti pecca inoltre di una certa rigidità espositiva,  risultando in fin dei conti troppo schematico per chi cerca intrattenimento strappalacrime e troppo dispersivo per chi si attende uno sguardo distaccato sulla realtà sotto-proletaria ed il desiderio di riscatto. Lo si può accettare come piccolo noir d’atmosfera, in gran parte già visto, guardabile ma poco degno di essere ricordato dopo i titoli di coda.

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