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Pain & Gain – Muscoli e denaro – Recensione

“My name is Daniel Lugo, and I believe in fitness.”, così si presenta al pubblico il protagonista di questo “Pain & Gain – Muscoli e denaro”, l’ultima fatica di Michael Bay con cui, nonostante il tutto sia basato su eventi realmente accaduti, è difficile non uscirsene con la definizione di “gran americanata”.
Perché, alla fine dei conti, di questo si tratta, solo che, invece di avere dei Transformers con muscoli e intelligenza artificiale da maneggiare come bambolotti, Bay si diverte a manovrare delle persone normali con muscoli, ma senza un minimo di cervello.
Daniel Lugo (Mark Wahlberg) è il capo di un terzetto di culturisti che a metà degli Novanta è deciso a diventare ricco per raggiungere il proprio sogno americano. Aiutato da Doyle (Dwayne Johnson) e Doorbal (Anthony Mackie), si daranno all’attività criminale per realizzare i loro desideri.
Lugo non crede nell’amore, non crede nella fede e nemmeno nell’amicizia, il suo unico credo è il fitness, e questo identifica un po’ tutta la pellicola dove,  tra volgarità e qualche inquadratura riuscita, si snoda una crime-movie che viaggia tra il serio e il ridicolo.
Per raggiungere la promessa del sogno americano, dell’essere tutti benestanti, dove non c’è distinzione tra ricchi e poveri, il terzetto non ci mette niente a scegliere la via più semplice: quella della criminalità.
La seconda parte della pellicola, quando comincia l’azione, risulta più scorrevole della prima ed è evidente in molte sequenze, da i freeze frame di colore diverso alle frasi e battute al limite del no sense, come Michael Bay voglia prendere d’esempio Robert Rodriduez. Il problema è che al papà di Optimus Prime, manca la personalità per arrivare al livello di quei b-movie da autore del cineasta texano.
Bay, infatti, riempie la propria pellicola di cliché, come muscoli = stupidità, e non si impegna nemmeno a prenderne le distanze a mostrarli per poi rovesciarli. Sembra dire che in America se si credono a certe cose, qui il fitness, allora si è per forza un tipo di persona. Lo dimostra anche il personaggio più riuscito del film, quello di un sorprendente Dwayne Johnson, che nonostante l’iniziale voglia di riscatto, di dimostrarsi migliore del gruppo provando amore e pietà, alla fine il suo essere tutto muscoli e poco cervello lo farà ricadere nel turbine della lussuria incontrollata.
Non c’è positività nella descrizione che il regista decide di dare dell’America. Persone senza cervello disposte a tutto per realizzare il proprio sogno americano, dove il rispetto per l’altro, che sia la propria moglie o il proprio compagno, spariscono alla luce del dio denaro e della possibilità di diventare benestanti.
Proprio questo sogno americano viene, quindi, a diventare il protagonista del film e spogliato anch’esso di tutti connotati positivi, per dimostrare di come sia solo una semplice utopia e mai qualcosa che possa diventare realtà.
Eppure il motto del culturismo è proprio “Pain and Gain”: lavora duro per guadagnare, ma Lugo e i suoi amici si comportano esattamente all’opposto nel volere tutto e subito facendo minor fatica possibile. Quindi non ci sono valori nemmeno in quella cultura, anche lì quello in cui si crede sparisce davanti alla possibilità di ottenere il desiderato con il minimo sforzo?
Questo è almeno ciò che emerge dal lavoro di Michael Bay, un ritratto cinico, senza speranza, dove l’essere umano rimane fermo nella sua superficialità.

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